27 novembre 2005 - 1a AVVENTO

Is 63,16c-17.19c; 64,1-7 / 1 Cor 1,3-9 / Mc 13,33-37

 

State attenti, vegliate!

(Mc 13,33)

 

Gli esperti ci dicono che la vita di oggi è come «schiacciata sul presente». Si rifiutano il passato e la tradizione. Per lo stesso motivo non si fanno progetti a lungo termine per il futuro. Tutto è da consumare in breve tempo: «tutto e subito», si dice.

La proposta della Chiesa e di Gesù di vegliare, soprattutto in questo tempo di Avvento, va in controtendenza; e questo non per sterile spirito di contrapposizione, ma per amore dell’umanità.  Senza una prospettiva, non ci sarà non solo il futuro, ma neppure il presente. C’è bisogno di ideali per vivere e per fare delle scelte con responsabilità, guardando proprio al futuro. La vita non è un andare verso il nulla e l’incerto, ma verso il Regno di Cristo, nonostante le apparenze e le sconfitte; ma anche nonostante i nostri limiti e peccati. C’è un Salvatore! C’è quindi speranza. Noi vogliamo attenderlo e prepararci a un nuovo incontro con Lui. Concretamente in settimana possiamo trovare un momento per un ascolto serio della Parola, personalmente o in comunità.

 

Poco tempo dopo essermi laureato ho iniziato a lavorare in una grossa ditta. Mi trovavo in un ambiente nuovo, con abitudini che scoprivo un po’ alla volta.

Un giorno un diretto superiore mi ha preso in disparte per chiedermi un favore personale. Per avanzare nella carriera era importante per lui trascorrere un periodo di lavoro all’estero, e lui aveva tutti i requisiti per ricevere tale incarico, meno la conoscenza perfetta della lingua inglese, che doveva comprovare sostenendo un esame che aveva già affrontato con esito negativo. Era venuto a conoscenza della mia preparazione in inglese e ora mi proponeva di fare l’esame al posto suo, facendomi passare per lui.

Sapevo che episodi del genere si erano verificati più volte in passato, tanto da essere considerati prassi comune; per di più la proposta mi veniva fatta con discrezione, come un favore, e non sotto forma di ricatto. Già intravedevo che la mia vita sarebbe stata più comoda in ufficio se avessi accolto questa richiesta.

Più forte dentro di me ho sentito un’altra voce che mi diceva  che questo comportamento non era certo secondo la volontà di Dio. Ho deciso così di non aderire alla proposta, anche se sapevo che quella persona sarebbe rimasta molto male. Ho tuttavia accompagnato il rifiuto con l’offerta di tutto il mio aiuto per la preparazione all’esame, procurando i libri di testo che ritenevo utili e consigliando il mio superiore circa il metodo di studio da seguire. Durante il periodo di preparazione all’esame, il rapporto tra di noi è cresciuto e siamo diventati amici.

Alla notizia che l’esame era stato superato brillantemente, ho avvertito in me una grande gioia per averlo potuto amare nella verità.

S. Y., Corea