27/!0/2002 – 30a domenica t.o.

Es 2,21-27 / 1 Ts 1,5-10 / Mt 22,34-40

 

Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore (22,37)

 

Noi possiamo amare Dio perché Egli ci ha amato per primo: l’amore che ci è comandato è, dunque, una risposta all’Amore. Possiamo rivolgerci a Lui con la stessa confidenza e fiducia che aveva Gesù quando lo chiamava Abbà, Papà. Anche noi, come Gesù, possiamo parlare spesso con Lui, esponendogli tutte le nostre necessità, i propositi, i progetti, ridicendogli il nostro amore esclusivo.

Gesù ci insegna anche un altro modo d’amare il Signore Dio. Per Gesù amare ha significato compiere la volontà del Padre, mettendo a disposizione la mente, il cuore, le energie, la vita stessa: si è dato tutto al progetto che il Padre aveva su di Lui. Anche a noi chiede lo stesso: amare significa fare la volontà dell’Amato, senza mezze misure, con tutto il nostro essere: “con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Perché l’amore non è un sentimento soltanto. “Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?” (Lc 6,46), domanda Gesù a chi ama soltanto a parole.

Come vivere allora questo comando di Gesù? Intrattenendo senz’altro con Dio un rapporto filiale e di amicizia, ma soprattutto facendo quello che Lui vuole. Il nostro atteggiamento verso Dio, come quello di Gesù, sarà essere sempre rivolti verso il Padre, in ascolto di Lui, in obbedienza, per compiere la sua opera, solo quella e non altro.

Ci è chiesta, in questo, la più grande radicalità, perché a Dio non si può dare meno di tutto: tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente. E ciò significa fare bene, per intero, quell’azione che Lui ci chiede.

Per vivere la sua volontà e uniformarsi ad essa, spesso occorrerà bruciare la nostra, sacrificando tutto ciò che abbiamo in cuore o nella mente, che non riguarda il presente. Può essere un’idea, un sentimento, un pensiero, un desiderio, un ricordo, una cosa, una persona…

E così eccoci tutti lì in quanto ci viene domandato nell’attimo presente. Parlare, telefonare, ascoltare, aiutare, studiare, pregare, mangiare, dormire, vivere la sua volontà senza divagare; fare azioni intere, pulite, perfette, con tutto il cuore, l’anima, la mente; avere come unico movente di ogni nostra azione l’amore, così da poter dire, in ogni momento della giornata: “Sì, mio Dio, in quest’attimo, in quest’azione t’ho amato con tutto il cuore, con tutta me stessa”. Solo così potremo dire che amiamo Dio, che contraccambiamo il suo essere Amore nei nostri confronti.

stralci da un commento di Chiara Lubich

 

HO TROVATO

 

Nello scorso mese, un amico mi ha dato un foglio. Lo leggo: “Amerai il Signore Dio tuo…”. Queste parole mi colpiscono fortemente. “amerai…”. A me, proprio a me queste parole! Leggo e rileggo molte volte il commento a questa frase del Vangelo. Andando e ritornando dal lavoro, nei momenti liberi, la mattina, la sera; per strada, da solo ed anche in mezzo alle persone, ho tra le mani quel foglietto e le sue parole mi martellano il cervello. Anch’io devo amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze; e amare il prossimo.

Verso la fine del mese, un pensiero prende sempre più consistenza: devo far risuscitare Gesù morto in me da molti anni. Sento che è duro, ma devo farlo. Prendo il coraggio a due mani, ne parlo con mia moglie, e vado a trovare un sacerdote che, dicono, è amico di tutti. In quel prete ho trovato più che un amico; ho trovato ciò che non avrei mai pensato di trovare in un uomo. Il timore se n’è andato subito e a quel sacerdote ho raccontato tutto della mia vita.

“Amerai il Signore Dio tuo…”: da quel giorno ho trovato; e ora vivo, nell’impegno sempre rinnovato, con l’aiuto di Dio e di molte persone scoperte come fratelli e sorelle.

F. S.