26 gennaio 2003 – 3a domenica t.o.

Gio 3,1-5.10 / 1 Cor 7,29-31 / Mc 1,14-20

Seguitemi, vi farò pescatori di uomini (Mc 1,17)

Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni avevano già incontrato Gesù e avevano capito che era una persona ispirata da Dio, come abbiamo sentito dal vangelo di domenica scorsa. Ma questa volta è un incontro diverso. Gesù passa mentre loro sono al lavoro di pescatori, li guarda e li chiama: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. È una chiamata diretta. Cosa sarà passato nel profondo del loro cuore? Di certo hanno intuito che da quel momento la loro vita avrebbe potuto realizzarsi, perché subito hanno lasciato tutto, le reti, il padre e l’hanno seguito.

Questo non è un fatto avvenuto solo 2000 anni fa, perché lungo la storia della Chiesa incontriamo tantissime persone che hanno risposto alla chiamata di Gesù, lasciando tutto, e hanno sentito che la loro vita acquistava un significato più bello, perché hanno trovato la perla preziosa. È una proposta bellissima, attuale anche oggi.

Ma tutti noi cristiani abbiamo avuto una chiamata a seguire Gesù: è quella derivante dal battesimo. Anche oggi Gesù ci chiama con la sua Parola a fare una scelta di vivere in intimità con lui. E con il nostro sì ci possiamo aprire davanti orizzonti nuovi. Pur continuando a fare il nostro lavoro, dove Dio ci ha collocati, nella famiglia, nella professione, seguendo Gesù, cambiano di interesse le occupazioni, si vede il mondo con occhi diversi, come ci dice san Paolo. È iniziata la conversione, di cui oggi parlano Gesù e il profeta Giona.

 Ma soprattutto noi possiamo collaborare con Gesù a portare avanti il Regno di Dio, che è progetto di amore. Incominceremo a portare sulla terra la legge della Trinità e a sanare, oltre che con la preghiera come abbiamo fatto in questa settimana, tutte le disunità, prodotte dalla libertà mal intesa.

Un primo passo potrebbe essere quello di offrire oggi il nostro contributo per risolvere il problema della malattia della lebbra che interessa ancora tante zone del mondo.

G. R.

Domenica sera ero stanchissimo, dopo aver vissuto una giornata superintensa. Terminata la Messa vespertina ero a tavola, col desiderio di starmene un po’ in pace… invece è venuto a trovarmi un signore della parrocchia, che aveva vari problemi in famiglia e di salute e, soprattutto, ipercritico nei confronti di tutti e tutto. Non sapeva cosa fare quella sera e guarda caso è capitato proprio da me! Ho cercato di fargli una buona accoglienza, di offrirgli da bere… ma dentro di me speravo che se ne andasse al più presto. Invece era chiaramente intenzionato a trascorrere la serata in canonica…Possibile che dopo cinque anni avesse scelto proprio quella sera per venire a trovarmi?!

Ad un certo punto ha cominciato a tirar fuori delle critiche abbastanza pesanti, che aveva sentito in giro, riguardo ad un lavoro di ristrutturazione che stavamo facendo nella chiesa. Senza mezzi termini, pur non avendo visto niente, mi esprime un giudizio totalmente negativo (tra l’altro si sentiva parte in causa perché in passato aveva fatto lui stesso alcuni lavori in quella chiesa, di cui andava ancora orgoglioso). Nel frattempo io ero sempre più stanco e non sapevo che scusa inventare per porre termine a quella serata, ma poi, ho cercato di reagire, di amare e basta! Ho cominciato ad ascoltare facendo il vuoto dentro di me. Così sono passate più di due ore e mezzo, dove egli mi ha raccontato di tutto: del suo passato e dei problemi del presente. Si è così sentito ben ascoltato che quasi aveva dimenticato la faccenda del lavoro tecnico in chiesa. Ma ho insistito perché prima di andar via venisse a vederlo di persona. Con mia sorpresa anche il suo atteggiamento era cambiato: mi ha detto che, dopo tutto, non era poi così male!

Ci siamo quindi salutati con serenità, tutti e due contenti.

don Maurizio