25 maggio 2003
– 6ª di Pasqua
At 10,25-27.34-35.44-48 / 1Gv 4,7-10 / Gv 15,9-17
Amatevi come
io ho amato voi
(Gv 15,12)
Alla fine del periodo
pasquale, Gesù lascia a tutti noi una parola sintesi dell’annuncio della
Pasqua: “Amatevi come io ho amato voi”.
Quel “come” indica un amore pronto a dare la vita, come ha fatto Gesù.
Allora si sperimentano i frutti di questo amore.
Chi ama:
· ha la luce per conoscere i
misteri più profondi della vita stessa di Dio: “Tutto quello che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”.
· ha la gioia: “la mia gioia sia in voi e la vostra gioia
sia piena”.
· riceve il dono dello
Spirito Santo, come è accaduto al centurione
Cornelio (cfr. la prima lettura).
· viene esaudito: “Tutto quello che chiederete al Padre nel
mio nome, ve lo concederà”.
Avevo fissato lo scritto di Fisica Terrestre. Studiavo da diverso tempo
per questo esame, piuttosto impegnativo e ultimo nel mio corso di laurea in
Scienze Geologiche.
Un antefatto. Qualche mese prima un mio collega di studi della Costa
D’Avorio, Honorè, mi aveva fatto una lunga confidenza sulla precarietà della
sua situazione di straniero in Italia. Tra l’altro, se non riusciva a laurearsi
entro la fine dell’anno, lo avrebbero rimandato a casa a motivo delle nuove
leggi vigenti in Italia. Era preoccupatissimo.
Mi ricordo che lì per lì gli fotocopiai tutti gli appunti che avevo,
per aiutarlo nell’esame che stava preparando; poi, sentendomi io impotente per
dargli un aiuto risolutivo, lo affidai a Gesù e Maria, dichiarandomi
interiormente pronta a tutto per aiutarlo.
Ora mi trovavo nell’aula per affrontare il mio esame. Al mattino mi ero
accordata con Gesù che il vero esame che volevo superare era quello dell’amore.
Alle 14,30 entra il professore con le buste dei compiti scritti. Sono
30, una per ogni studente che preventivamente si era iscritto nella lista. Non
faccio a tempo ad aprire la mia busta che sento un vocio alle spalle. Il
professore comincia a urlare: “Non mi faccia imprecare. Esca subito di qui. Si
levi di torno”, e volano parole grosse.
Che cosa era successo? Honorè, nei giorni precedenti, si era segnato
per questo suo ultimo esame su una lista che poi era andata perduta. Per cui
lui, ignaro, era venuto a fare l’esame, ma purtroppo non c’era un compito per
lui.
In un attimo mi passano nell’animo infinite cose, soprattutto il patto
fatto con Gesù e Maria di essere pronta a tutto per aiutarlo…
Mi alzo in piedi e dalla mia bocca escono queste parole: “Scusi,
professore, potrei dare io il mio compito a lui”. L’atmosfera generale si ferma
di colpo. Il professore accetta: “Va bene! E lei - rivolto a Honorè - ringrazi
la sua collega!”. Così prendo le mie cose e lascio l’aula.
Mentre salgo sull’autobus mi sfiora il pensiero di aver sbagliato
tutto, e aver “esagerato”, perché anche per me era volontà di Dio dare l’esame…
Alla Messa, mi pare di ricevere la risposta direttamente da Gesù: il
Vangelo parla dell’esame finale e, ad un certo punto, precisa: “Ero forestiero
e mi avete accolto”.
Da questa esperienza ho imparato che Gesù prende sul serio tutto quello
che gli chiediamo e che prova con il fuoco tutte le nostre parole e i patti che
facciamo con Lui. L’ho ringraziato!
Elisabetta, Italia