25 aprile 2004 - 3a di Pasqua

At 5,27-32.40-41 / Ap 5,11-14 / Gv 21,1-19

 

Mi ami tu più di costoro?

(Gv 21,15)

 

Dopo le prime apparizioni del Risorto gli apostoli  tornano in Galilea e una notte vanno a pescare. Nonostante si ritengano tanto esperti, in quella occasione non riescono a prendere nulla. Solo fidandosi di Gesù che parla loro potranno effettuare una pesca straordinaria. Dopo la pesca, gli apostoli si stringono attorno al Risorto: è un attimo di paradiso, perché non esiste gioia più grande di quella che si prova quando si scopre il Signore accanto a noi.

Pietro, pur sentendo la gioia di quell’incontro, avverte ancora in cuore il dolore del suo rinnegamento e avrebbe desiderato in qualche modo chiedere scusa a Gesù. È Gesù stesso che si rivolge proprio a lui e per ben tre volte gli chiede: “Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?”. 

Con quale entusiasmo Pietro può finalmente dire: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Nonostante la sua umanità e il suo peccato, Pietro è ancora amato da Gesù che lo chiama a pascere i suoi agnelli e le sue pecore ossia a guidare, servire, amare, custodire nell’unità l’intero Popolo di Dio. Pietro ha ora la consapevolezza dei suoi limiti, della sua fragilità, ma si abbandona all’amore senza limiti del Signore che lo renderà suo testimone fedele fino al dono della vita.

 

 

Era l’indomani della Giornata Mondiale della Gioventù. La mattina presto mi sono messa in viaggio con alcuni colleghi, anch’essi agronomi, diretta in Austria. Ci aspettava un lavoro piuttosto duro, in vista del rimboschimento di una diga e ci saremmo trattenuti lì alcuni giorni.

Ma ecco che ben presto mi si presenta un problema: la Messa; come fare per non perderla in quei giorni?

Studio la cartina e telefono alle parrocchie vicine per informarmi sugli orari. Arrivata lì però la cosa mi sembra difficile. Si lavora dalle 7 del mattino fino all’imbrunire. Siamo fuori dal mondo, per qualunque cosa occorre muoversi con la macchina...

Per un attimo mi assale la tentazione di tacere e lasciar correre, ma il coraggio di tanti altri amici immersi quotidianamente in situazioni difficili, ed il desiderio di amare Gesù in modo vero, mi scuote. Parlo chiaramente. Mi trovo a dire a l’uno e all’altro che sono cristiana e come sia importante per me andare a Messa tutti i giorni, tanto che non voglio perderla nemmeno in quel periodo.

Mi aspetto reazioni negative o almeno un po’ d’ironia. Ma al contrario, con mia sorpresa, la direttrice in persona si preoccupa di procurarmi la macchina e predispone perfino l’orario di lavoro per permettermi la partecipazione quotidiana alla Messa. Una mia collega mi chiede perché sia così importante per me, e posso spiegarle di più.

La prima sera arrivo in chiesa e nella lettura sento: “... e sarete miei testimoni...”: una conferma che mi riempie di gioia. Come gli altri con tanta normalità vivono le loro scelte, così con altrettanta normalità e ancora di più devo fare anch’io. E si viene rispettati. Ho constatato che è proprio tempo di parlare.

Assunta, Monaco