24/11/2002 – CRISTO RE

Ez 3411-12.15-17 / 1 Cor 15,20-26.28 / Mt 25,31-46

 

Ricevete in eredità il regno preparato per voi  (Mt 25,34)

 

L’ultima domenica dell’anno liturgico ci presenta la figura di Cristo che, innalzato sulla croce, è il Re d’amore che attira a sé tutti gli uomini e li introduce nel suo regno.

Questo regno non appare sempre evidente ora, anche se intorno a noi ci sono tanti segni di bene che indicano la presenza di Dio nel mondo. Ma la Parola che abbiamo ascoltato oggi ci assicura la vittoria finale, quando la morte sarà vinta definitivamente e Cristo consegnerà al Padre l’opera della redenzione.

Ora però siamo ancora in cammino in attesa di quel giorno, in cui speriamo di poter udire anche noi da Gesù: venite benedetti….ricevete in eredità il regno preparato per voi.

Come vivere questa attesa?

· Guardando con confidenza a Gesù che il profeta Ezechiele ci presenta oggi come il buon pastore che ha cura delle sue pecore, le riunisce, le porta ai pascoli, va in cerca di quella smarrita,… e le fa abitare nella sua casa. 

· Accogliendo con fiducia la sua parola che nella narrazione del giudizio finale ci dà un altro segno del suo amore. Egli è come un maestro buono che durante il corso dell’anno scolastico rivela agli scolari quali saranno le domande dell’esame finale, perché si possano preparare bene. Questo esame, ci dice Gesù, sarà sulla carità verso le persone che Dio ci mette accanto: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Madre Teresa di Calcutta con la sapienza dei santi ci confida che il Vangelo si riassume in cinque parole: lo avete fatto a me.

Queste parole, se prese sul serio, daranno senso alla nostra vita, perché ci faranno contemplare Gesù che è presente in tutti, simpatici e antipatici, buoni e cattivi, vicini e lontani, poveri e ricchi. E fin da quaggiù potremo anticipare nella fede ciò che potremo godere nel regno che ci è stato preparato in eredità.

G. R.

 MI PORSE LA CIOTOLA DELL’ELEMOSINA

 

Alle nove di sera suonò il campanello. Sono scesa subito a vedere cosa accadesse. Trovai un malato di lebbra che stava rabbrividendo dal freddo. Gli chiesi se avesse bisogno di qualcosa. Gli offersi cibo e una coperta, perché si proteggesse dalla dura notte di Calcutta. Rifiutò.

Mi porse la ciotola dell’elemosina. Mi disse in bengali: “Madre, ho sentito dire dalla gente che le è stato dato un premio. Questa mattina ho preso la decisione di portarle tutto quanto mi riusciva di racimolare durante il giorno. Per questo sono venuto”

Vidi nella ciotola 75 paise (in realtà pochi spiccioli). La conservo sul mio tavolo, perché questo modesto regalo rivela la grandezza del cuore umano. Ed è qualcosa di molto bello. 

 

Da “Madre Teresa di Calcutta”