24/11/2002 –
CRISTO RE
Ricevete in
eredità il regno preparato per voi (Mt 25,34)
L’ultima domenica dell’anno
liturgico ci presenta la figura di Cristo che, innalzato sulla croce, è il Re
d’amore che attira a sé tutti gli uomini e li introduce nel suo regno.
Questo regno non appare
sempre evidente ora, anche se intorno a noi ci sono tanti segni di bene che
indicano la presenza di Dio nel mondo. Ma la Parola che abbiamo ascoltato oggi
ci assicura la vittoria finale, quando la morte sarà vinta definitivamente e
Cristo consegnerà al Padre l’opera della redenzione.
Ora però siamo ancora in
cammino in attesa di quel giorno, in cui speriamo di poter udire anche noi da
Gesù: venite benedetti….ricevete in eredità il regno preparato per voi.
Come vivere questa attesa?
· Guardando con confidenza a
Gesù che il profeta Ezechiele ci presenta oggi come il buon pastore che ha cura
delle sue pecore, le riunisce, le porta ai pascoli, va in cerca di quella
smarrita,… e le fa abitare nella sua casa.
· Accogliendo con fiducia la
sua parola che nella narrazione del giudizio finale ci dà un altro segno del
suo amore. Egli è come un maestro buono che durante il corso dell’anno
scolastico rivela agli scolari quali saranno le domande dell’esame finale,
perché si possano preparare bene. Questo esame, ci dice Gesù, sarà sulla carità
verso le persone che Dio ci mette accanto: ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Madre
Teresa di Calcutta con la sapienza dei santi ci confida che il Vangelo si
riassume in cinque parole: lo avete
fatto a me.
Queste parole, se prese sul
serio, daranno senso alla nostra vita, perché ci faranno contemplare Gesù che è
presente in tutti, simpatici e antipatici, buoni e cattivi, vicini e lontani,
poveri e ricchi. E fin da quaggiù potremo anticipare nella fede ciò che potremo
godere nel regno che ci è stato preparato in eredità.
G. R.
Alle nove di sera suonò il campanello. Sono scesa
subito a vedere cosa accadesse. Trovai un malato di lebbra che stava rabbrividendo
dal freddo. Gli chiesi se avesse bisogno di qualcosa. Gli offersi cibo e una
coperta, perché si proteggesse dalla dura notte di Calcutta. Rifiutò.
Mi porse la ciotola dell’elemosina. Mi disse in
bengali: “Madre, ho sentito dire dalla gente che le è stato dato un premio.
Questa mattina ho preso la decisione di portarle tutto quanto mi riusciva di
racimolare durante il giorno. Per questo sono venuto”
Vidi nella ciotola 75 paise (in realtà pochi
spiccioli). La conservo sul mio tavolo, perché questo modesto regalo rivela la
grandezza del cuore umano. Ed è qualcosa di molto bello.
Da
“Madre Teresa di Calcutta”