24 settembre 2006 - 25a domenica t. ord.

Sap 2,12.17-20 / Gc 3,16 - 4,3 / Mc 9,30-37

 

Chi vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti

 (Mc 9,35)  

 

Gesù ha appena annunciato ai discepoli, per la seconda volta, la sua passione e, annota san Marco, di tutto questo discorso essi non capiscono niente. L’evangelista anzi fa sapere quanto essi sono lontani dal modo di parlare e di intendere la vita del loro maestro, facendoci conoscere l’argomento della discussione degli apostoli. “Per via avevano discusso chi fosse il più grande”. È quello che c’è in fondo al cuore di ognuno: essere protagonisti, essere i migliori. A questo voler emergere a tutti i costi, in qualunque luogo (talvolta anche nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità cristiane) Gesù contrappone il suo stile nuovo: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti, il servo di tutti”. Per Gesù il più grande non è chi si serve dell’altro, ma chi lo serve.

Certo: se guardiamo dentro il nostro cuore troviamo più soddisfazione quando comandiamo, quando possediamo, quando riusciamo ad essere primi. Proviamo invece a cercare la gioia che nasce dal servizio verso tutti, nessuno escluso... anche di quell’antipatico, anche di quel... nemico, anche di quello di religione diversa dalla mia. Quando si riesce a vivere così, si avvertirà un grande libertà interiore ed una pienezza di gioia mai conosciuta prima.

 

 

LE UOVA

 

Da un po’ di tempo, seguendo il Vangelo, il nostro modo di vivere è cambiato.

Il rapporto con i miei 12 fratelli era molto superficiale. Sapevo dei loro problemi, ma per me non significavano gran cosa. Se non avevano da mangiare mi dicevo che non potevo far niente, perché io avevo solo il necessario.

Però ora è diverso. L’altra sera ha telefonato mia sorella, chiedendomi in prestito un po’ di denaro per pagare le scuole delle bambine. Noi avevamo la macchina rotta, il frigo vuoto e molte necessità urgenti. Ho parlato con mio marito e ha deciso di mettersi a riparare la macchina; così, dopo la nostra giornata di lavoro, saremmo potuti andare da lei. Ci siamo messi d’accordo e abbiamo preparato un po’ di spesa. In frigo avevamo solo delle uova che la mamma ci aveva regalato; ne abbiamo prese quattro.

A sera siamo partiti. La strada è lunga; quando ci hanno visto arrivare e scendere con i pacchi, non sapevano come ringraziarci. Noi eravamo più felici di loro, ma ci siamo commossi quando, tornati a casa, abbiamo visto come le parole del Vangelo sono vere. Avevamo prestato delle borse ad un vicino di casa, e lui proprio quel giorno è venuto a restituircele, portandoci in dono una dozzina di uova. “Date e vi sarà dato”!

N. O., Colombia