23 febbraio 2003 – 7a domenica t.o.

Is 43,18-19.21-22.24b-25 / 2 Cor 1,18-22 / Mc 2,1-12

 

Alzati, e va’ a casa tua

(Mc 2,11)

La Parola di Dio di queste domeniche ci presenta un piccolo itinerario penitenziale: il tema del pentimento e del perdono.

Gesù guarisce un uomo paralizzato e gli concede il perdono dei peccati: “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Così Gesù dimostra la sua divinità, perché rimettere i peccati è un’azione che solo Dio può compiere, come è rilevato anche oggi dalla lettura di Isaia.

Le parole “Ti sono rimessi i tuoi peccati” non riguardano un fatto passato, ma mantengono ancora tutta la loro validità. Ne parlava anche il Papa nello scorso giovedì santo: “Il Buon Pastore, attraverso la voce del sacerdote, si fa vicino a ciascuno nel sacramento della Riconciliazione per fargli sentire il calore del suo amore personale, per aprire con lui un dialogo personale fatto di ascolto, di consiglio, di conforto, di perdono”.

Gesù guarisce il paralitico e gli dona la gioia del cuore, perché alcune persone glielo hanno portato davanti. Anche oggi la liberazione dai peccati non avviene solo attraverso il gesto di assoluzione del sacerdote, ma anche per la collaborazione di ciascuno, che può esserne strumento con una parola e soprattutto con l’esempio di una convinta frequenza a questo sacramento.

Potessimo anche noi, come il paralitico guarito, trovare la gioia della piena liberazione e tornare a casa felici dopo l’incontro con Gesù. E lodare Dio per quanto ha operato.

 

 

Alcuni anni fa ho vissuto un periodo di profonda  crisi personale e di fede. Era proprio un momento buio.

Tutto è cambiato un Venerdì Santo: mi trovavo a Este e sono passata davanti al Duomo, sono entrata.

Mi ricordo ancora bene che erano le tre del pomeriggio e in chiesa c’erano diverse persone che aspettavano il turno per la confessione. Anch’io mi sono messa in coda, erano anni che non mi confessavo.

Secondo me il confessore che mi ha accolto era Gesù perché mi ha ascoltato, mi ha confortato, mi ha rimproverato, mi ha rasserenato con le sue parole, mi ha dato di nuovo la luce.

Sono uscita dalla chiesa con il cuore in pace. Ripenso spesso a quel giorno con commozione perché sono convinta che in quel momento Dio mi ha chiamato, non è stato un caso, voleva che io mi riconciliassi con Lui e con gli altri proprio attraverso la confessione.

Posso proprio dire che la confessione è stata la mia ancora di salvezza, un aiuto per ritrovare la fede, la spinta per impegnarmi in parrocchia in modo attivo. Ho detto di sì a Dio ed è iniziata una vita nuova.

Paola