22 settembre 2002 – 25ª domenica t. o.
Is
55,6-9 / Fil 1,20-27 / Mt 20,1-16
GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI,
E I PRIMI GLI ULTIMI
Mt 20,16
Troviamo questo detto a conclusione di una parabola
sul regno di Dio con la quale Gesù ci invita a lasciare la logica del possesso
e della pretesa. Perché tutto è dono, e noi siamo tutti chiamati a portare i
frutti del regno, che sono l’amore di Dio e del prossimo. I primi chiamati al
lavoro nella vigna rischiano di rifiutare il Signore perché presta la stessa
attenzione verso gli ultimi chiamati.
Gesù vuole farci capire che per tutti la salvezza è
frutto dell’amore gratuito del Padre. Non si può conquistarla col sudore: è
grazia. Gesù riporta sulla terra ciò che era al principio: il modo di agire del
Padre che vuole il bene di tutti i suoi figli, anche di chi non lo merita.
Siamo avvolti dall’amore di Dio e siamo chiamati, perché fatti a sua immagine e
somiglianza, a vivere l’amore, ad essere benevoli gli uni verso gli altri; a
farci vicendevolmente grazia, come Dio ci ha graziati in Cristo. Ogni dono di
Dio infatti non ci è dato per distinguerci dagli altri, ma per servire e fare
gli altri avvantaggiati da esso.
Viviamo nel regno e nel tempo della grazia,
dell’amore gratuito di Dio. Davanti a lui non vantiamo meriti; in Lui siamo
figli: questa è la nostra grandezza! Siamo avvolti dalla sua misericordia e ne
diventiamo partecipi. E questo ci basta, e ne avanza!