22 maggio 2005 - SS. TRINITÀ

Es 34,4b-6.8-9 / 2Cor 13,11-13 / Gv 3,16-18

 

Dio ha tanto amato il  mondo da dare il suo Figlio

(Gv 3,17)

 

Questa festa porta con sé una gradita sorpresa: «in principio» non c’è un Dio solitario. «In principio» c’è la comunione, perché Dio è comunione, è unità nella diversità. La mia fede non è fondata su delle idee, ma su delle Persone in comunione tra loro. E l’altra sorpresa è che questo Dio-comunione ha voluto fare l’uomo a sua immagine e somiglianza.

Ci troviamo davanti al più grande mistero della nostra fede: il cristiano viene avvolto e abbracciato dalla Trinità.

Credere nella Trinità vuol dire ritrovarsi uniti a tutti gli esseri del creato nella luce abbagliante e nella tenerezza delle Tre Divine Persone.

Vuol dire sperimentare la pienezza della vita e dell’amore. Vuol dire arrivare finalmente al Padre in qualità di figli, grazie all’azione trascinatrice del Figlio, che per questo si è fatto uno di noi, e la forza trasformante dello Spirito.

La festa della Trinità costituisce un invito alla gioia, al canto, alla danza, anticipo di ciò che saremo e faremo nell’eternità.

 

Lunedì, ore 21, sto camminando verso casa dalla stazione, piove, città deserta. Vedo un uomo di colore fermo sul marciapiede con l’ombrello un po’ scassato, un po’ distante. Forse perché rappresentavo l’unica presenza umana in quel momento, mi chiama, mi rincorre, mi fermo. È tardi, vado di fretta. «Sarà, penso, il solito clandestino chi mi chiede i soldi, ma... come posso fermarmi?». Mi chiede non soldi, solo... se posso ospitarlo per la notte!!, e in pochi attimi mi racconta il suo disagio. Viene dalla Sardegna, è diretto a Novara, si è trovato a Somma Lombardo, non mangia dal giorno prima, è andato in chiesa a Gallarate (o alla mensa ACLI, non importa) chiedendo dove poter dormire, l’hanno indirizzato dalle suore, ma essendo uomo non possono ospitarlo, c’è un alloggio vicino alla stazione dove dormire con 19 euro, ma non li ha. Che fare? Mi sta imbrogliando? Sì, no, forse... Gli dico che non sono in condizioni di poterlo ospitare, ma gli allungo 20 euro per la notte e lo accompagno alla pizzeria che è aperta (fortunatamente... essendo lunedì); ordino e pago per lui una margherita e dell’acqua. Gli stringo la mano e gli auguro buona fortuna, mi guarda appena, ha lo sguardo un po’ perso, occhi malinconici, forse un po’ imbarazzato, e torno sulla mia strada.

In totale fanno 30 euro in pochi minuti ad uno sconosciuto, io che mi sono sentito (sono stato anzi) fregato più di una volta, io che di solito «misuro» la monetina al mendicante che me la chiede (non mi piace, mi sembra di prolungare l’agonia di chi cerca il bengodi nella nostra Italia senza requisiti, leggasi «permesso di soggiorno»...). Cammino verso casa e penso «per te, Gesù”. Quell’uomo mi avrà imbrogliato di certo, «per te, Gesù”... Cammino e prego così: «Tu leggi nei cuori, hai incrociato la mia strada con quella di questo mio fratello, «l’ho fatto a te», e dopo un po’... vado in pace».

Il giorno dopo, in casa sono piovuti dal cielo, inattesi, 200 euro... allora è proprio vero che chi dona riceve... il sestuplo?!

R. B.