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maggio 2005 - SS. TRINITÀ
Es 34,4b-6.8-9 / 2Cor 13,11-13 / Gv 3,16-18
Dio ha
tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio
(Gv 3,17)
Ci
troviamo davanti al più grande mistero della nostra fede: il cristiano viene
avvolto e abbracciato dalla Trinità.
Credere
nella Trinità vuol dire ritrovarsi uniti a tutti gli esseri del creato nella
luce abbagliante e nella tenerezza delle Tre Divine Persone.
Vuol
dire sperimentare la pienezza della vita
e dell’amore. Vuol dire arrivare finalmente al Padre in qualità di figli,
grazie all’azione trascinatrice del Figlio, che per questo si è fatto uno di
noi, e la forza trasformante dello Spirito.
La
festa della Trinità costituisce un invito alla gioia, al canto, alla danza,
anticipo di ciò che saremo e faremo nell’eternità.
Lunedì, ore 21, sto
camminando verso casa dalla stazione, piove, città deserta. Vedo un uomo di
colore fermo sul marciapiede con l’ombrello un po’ scassato, un po’ distante.
Forse perché rappresentavo l’unica presenza umana in quel momento, mi chiama,
mi rincorre, mi fermo. È tardi, vado di fretta. «Sarà, penso, il solito
clandestino chi mi chiede i soldi, ma... come posso fermarmi?». Mi chiede non
soldi, solo... se posso ospitarlo per la notte!!, e in pochi attimi mi racconta
il suo disagio. Viene dalla Sardegna, è diretto a Novara, si è trovato a Somma
Lombardo, non mangia dal giorno prima, è andato in chiesa a Gallarate (o alla
mensa ACLI, non importa) chiedendo dove poter dormire, l’hanno indirizzato
dalle suore, ma essendo uomo non possono ospitarlo, c’è un alloggio vicino alla
stazione dove dormire con 19 euro, ma non li ha. Che fare? Mi sta imbrogliando?
Sì, no, forse... Gli dico che non sono in condizioni di poterlo ospitare, ma
gli allungo 20 euro per la notte e lo accompagno alla pizzeria che è aperta
(fortunatamente... essendo lunedì); ordino e pago per lui una margherita e
dell’acqua. Gli stringo la mano e gli auguro buona fortuna, mi guarda appena,
ha lo sguardo un po’ perso, occhi malinconici, forse un po’ imbarazzato, e
torno sulla mia strada.
In totale fanno 30 euro in
pochi minuti ad uno sconosciuto, io che mi sono sentito (sono stato anzi)
fregato più di una volta, io che di solito «misuro» la monetina al mendicante
che me la chiede (non mi piace, mi sembra di prolungare l’agonia di chi cerca
il bengodi nella nostra Italia senza requisiti, leggasi «permesso di
soggiorno»...). Cammino verso casa e penso «per te, Gesù”. Quell’uomo mi avrà
imbrogliato di certo, «per te, Gesù”... Cammino e prego così: «Tu leggi nei
cuori, hai incrociato la mia strada con quella di questo mio fratello, «l’ho
fatto a te», e dopo un po’... vado in pace».
Il giorno dopo, in casa sono piovuti dal cielo,
inattesi, 200 euro... allora è proprio vero che chi dona riceve... il sestuplo?!
R. B.