22 gennaio 2006 - 3a domenica t. ord.

Gio 3,1-5.10 / 1Cor 7,29-31 / Mc 1,14-20

 

E subito lo seguirono

(Mc 1,18)

 

La chiamata di Gesù chiede una decisione. Si può certamente non decidersi: magari per viltà, oppure semplicemente per pigrizia, per cui, a fronte di tanti tentativi, ormai si è arrivati alla conclusione che... tanto, non ne vale la pena. Ma vivere significa comprendere che “si può e si deve prendere una decisione”. Il decidersi è proprio di chi coglie la non ovvietà della vita, percepisce delle differenze e concepisce la vita come un cantiere in costruzione.

La decisione comporta la fede e l’amore, domanda quindi una sorta di illuminazione. La risposta alla chiamata più che essere una costrizione o una rinuncia, è una liberazione. Quando la chiamata di Gesù prende il cuore, diventa “il tesoro nascosto nel campo”, per avere il quale vale la pena lasciare tutto.

 

HO SCELTO

 

Anche se lo desideravo davvero, non riuscivo ad andare alla Messa la domenica. L’avevo proposto ripetutamente anche a mio marito e ai miei figli, ma essi non volevano saperne e facevano di tutto per impedirmi, in pratica, di andarci. Questo fatto mi lasciava molto insoddisfatta.

 Poi, ho avuto modo di leggere la Parola di vita: “Chi non lascia...”. Una domenica, ho avuto la certezza che dovevo lasciare il lavoro che mi occupava in casa per andare alla Messa. Quando sono tornata, tutti si stavano preparando per andare a uno spettacolo. In quel momento, siccome avevo lasciato il mio lavoro a metà e non potevo finirlo in due e due quattro, ho detto che rinunciavo allo spettacolo volentieri, perché, andando a Messa io avevo già scelto quella che per me era la cosa più importante. Da quella domenica, qualcuno dei miei viene con me in chiesa, ma soprattutto il più piccolo che ha capito proprio quello che volevo dire. Ora, viene sempre con me.

M. F.