21 novembre 2004 - CRISTO RE

2Sam 5,1-3 / Col 1,12-20 / Lc 23,35-43

 

Oggi sarai con me nel paradiso

(Lc 23,43)

 

“Oggi” è una indicazione di tempo propria del Vangelo di Luca. È il segno dell’Amore come “eterno presente”, non legato allo spazio e al tempo né agli umori dell’animo umano.

Quando siamo nell’amore, come Gesù che non si chiude nella sua sofferenza per raccogliere l’invocazione del ladrone, allora siamo subito, oggi, nella gioia; non occorre aspettare, scatta una alchimia divina per cui il dolore è mutato in gioia. E questo non accade sotto i riflettori della pubblicità o nelle grandi occasioni, ma spesso nell’umile quotidianità. È il segno che l’amore è più vero.

Il Vangelo ci presenta Gesù Re sulla croce quando la sua “gloria” non si poteva confondere con quella del successo.

 

 

Più di tre anni fa ho conosciuto un giovane allora diciannovenne, nell’ambiente dei “ragazzi di strada” che continuo a seguire anche dopo la chiusura del “parco della droga” di Zurigo: capisco che è un tipo in gamba, che - caduto nella trappola della droga - per procurarsi i soldi, si prostituisce. Lui non intende lasciarsi aiutare, anche se accetta che continui ad incontrarlo sperando che io possa diventare un suo “cliente”.

Quando vengo a sapere che è ricoverato in ospedale, vado a trovarlo appena posso, cercando di fare miei i suoi dolori. Dimesso dall’ospedale, lo incontro per strada, e subito mi chiede: “Come mai sei venuto a trovarmi così spesso? Appartengo a un mondo così diverso dal tuo, e proprio non capisco...”. Certo non posso rispondergli che il motore della mia vita è Gesù. Gli dico semplicemente che, essendo mio amico, è normale che lo aiuti quando è in difficoltà. Dopo avermi ascoltato attentamente, sbotta: “Sai, in ospedale avevo molto tempo per riflettere e cercavo di dire a me stesso che non riesco a credere in Dio. Ma in effetti questo non è vero. Ho solo paura di ammettere la verità, perché ciò mi costringerebbe a cambiar vita. Non posso continuare a negarlo. Tu sei l’unica persona felice che ho incontrato; sei sempre stato sincero con me, anche se io in cambio ti ho sfidato e messo alla prova. Mi hai sempre testimoniato la tua amicizia. Vorrei anch’io provare a vivere come te: mi aiuti?”.

Iniziamo a vivere insieme il Vangelo cercando di amare sempre. È faticoso cambiare nel suo cuore il significato della parola ‘amare’, che fino a quel momento ha voluto dire per lui prostituirsi per soldi, ma a poco a poco riacquista gradualmente la gioia di vivere. È un cammino arduo: occorre che si rialzi sempre dopo ogni caduta. Sento che devo continuare a credere in lui, specie quando non ce la fa più. Se fa una esperienza positiva, subito corre a raccontarmela, e scopre a poco a poco la bellezza del cristianesimo. Gli trovo lavoro in un’altra città, e così si allontana da certe ricorrenti tentazioni.

La settimana scorsa mi cerca al telefono perché vuole incontrarmi e ieri giunge puntuale all’appuntamento. Trema per l’emozione e a fatica tra le lacrime mi dice: “Sento che ho iniziato una vita che vale la pena di esser vissuta, ma non so come fare a mettermi in pace con Dio, ora che tu me l’hai fatto incontrare...”. Gli dico che posso aiutarlo a prepararsi alla confessione e lo accompagno da un sacerdote amico. Per lui naturalmente non è facile, e gli suggerisco di fare tutto come un dono riconoscente d’amore a Gesù. Quando esce dalla confessione è raggiante: “Sono l’uomo più felice del mondo! Ho trovato Dio e ho sperimentato che Lui mi ama, nonostante tutto, perché tu mi hai amato. Grazie!”.

Sulla via del ritorno a casa è coinvolto in un gravissimo incidente stradale, e Dio lo chiama accanto a sé. Certo Dio Padre l’aveva preparato in ogni minimo particolare! Ora mi è spontaneo affidargli tutti i miei “ragazzi di strada”, certo che orma c’è per loro un nuovo protettore lassù!

S., Svizzera

 

· Commenti a cura di Severino M.