21 settembre 2003 – 25ª t.o.

Sap 2,12.17-20 / Gc 3,16 - 4,3 / Mc 9,30-37

Il primo tra voi sia servo di tutti

(Mc 9,36)

Lungo la strada della passione e della morte del loro Maestro, gli Apostoli stanno discutendo sulla conquista e sui diversi gradi del loro potere futuro. Gesù, allora, decide di raccogliere attorno a sé i Dodici e formula il codice dell’autorità cristiana nel detto limpido e radicale: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Questo atteggiamento di donazione totale costituisce il discepolo nella sua genuina dignità.

Cogliamo subito che questa è una definizione di Gesù stesso, che è il primo in quanto ultimo di tutti e servo di tutti. Il primato dell’amore soppianta quello dell’egoismo. La libertà che ci rende simili a Dio, è farci per amore schiavi gli uni degli altri.  Alla brama di primeggiare nell’avere, nel potere e nell’apparire, Gesù sostituisce il desiderio di servire e di accogliere il piccolo. Questa è la grandezza di Dio. Essendo l’amore non si serve dell’altro, ma lo serve; non lo spoglia di ciò che ha, ma si spoglia, a suo favore, di tutto anche di sé, considerandolo il tutto. I santi hanno capito bene la lezione se san Vincenzo de’ Paoli diceva che il povero era il suo padrone.