20.10.2002 - 29a
domenica t.o.
Is 45,
1.4-6 / 1 Ts 1,1-5 / Mt 22,15-21
Rendete a Dio
quello che è di Dio (22,21)
La parola di Dio che abbiamo
ascoltato è in sintonia con la Giornata
Missionaria Mondiale che oggi celebriamo e con il messaggio che in questa
occasione il papa ha rivolto ai cristiani.
Anche noi come il re Ciro,
pagano, di cui parla il profeta Isaia, siamo stati chiamati per nome e su di
noi c’è progetto. E noi, ci ricorda san Paolo, siamo stati eletti e, senza
nostro merito, abbiamo avuto il privilegio di conoscere il Vangelo e di
ricevere il dono speciale della fede.
È allora più che giusto che
accogliamo l’invito del Vangelo: Rendete a Dio quello che è di Dio, rispondendo
all’amore con l’amore, anche al Papa, che quest’anno ci propone il tema
stimolante: La Chiesa ha la missione di annunciare il perdono. È l’eco e
l’anelito del cuore di Cristo in croce: Padre, perdonali, non sanno quello che
fanno. “Nella Croce - dice il Papa, richiamando la lettera Novo millennio
ineunte - Dio ci ha rivelato tutto il suo amore in modo che noi dalla
contemplazione della Croce impariamo a vivere nell’umiltà e nel perdono, nella
pace e nella comunione.
Dal perdono di Cristo inizia
per tutti la nuova giustizia”, fondata sul comandamento nuovo: Che vi amiate
gli uni gli altri… Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli. “Mediante
l’evangelizzazione, i credenti aiutano gli uomini a riconoscersi fratelli,
tutti incamminati verso la Patria comune. Strada maestra della missione è il
dialogo… che fa parlare all’altro con stima e comprensione…
Con la celebrazione della
GMM è offerta a tutti l’opportunità di misurarsi con le esigenze dell’amore
infinito di Dio… Siamo invitati a pregare… a collaborare con ogni mezzo alle
attività della Chiesa… Siamo chiamati anzitutto a testimoniare con la vita la
nostra adesione totale a Cristo e al suo Vangelo”.
Una nuova spinta a vivere e
a testimoniare la nostra fede cristiana e così rendere a Dio quello che è di
Dio.
G. R.
L’ALLEVAMENTO
Per Jacques, il suo allevamento di maiali è più di un lavoro. È un appassionato, un competente: ogni mattina, quando incomincia apparentemente a far le solite cose, si può star certi che gli matura dentro qualcosa di nuovo, qualcosa di creativo che gli fa volar via la giornata d’un soffio, ed esser poi al centro delle riunioni degli allevatori della zona. E poi Jacques è profondamente cristiano; e quel che fa lo fa volentieri, ma lo fa per Dio; se no si è arricchito, è perché non si è mai misurato con i più poveri di lui. Una notte gli hanno portato via uno dei suoi più begli esemplari da riproduzione. Se n’è accorto subito, il giorno dopo. Appoggiato al recinto sconnesso e vuoto, gli sono tornate in mente le preghiere del mattino che aveva da poco dette e quella breve meditazione che aveva fatto nel leggere “come essere miei discepoli”. E immaginandosi Dio con la faccia di un buon papà, gli ha detto: “Sono contento, anche se il maiale non c’è più; e a chi lo ha preso gli perdono, è come se non l’avesse mai fatto. E grazie che mi hai dato l’occasione di parlarti in qualità di allevatore”.
M. V., Olanda