20 marzo 2005 - LE PALME

Is 50,4-7 / Fil 2,6-11 / Mt 26,14 - 27,66

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
(Mt 27,46)

Gesù non si lascia vincere dal dolore; come per una divina alchimia lo tramuta in amore, in vita. Infatti, proprio mentre sembra sperimentare l'infinita lontananza dal Padre, con uno sforzo immane e inimmaginabile, crede al suo amore e si riabbandona totalmente a Lui: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» .

Ristabilisce l'unità tra Cielo e terra, ci apre le porte del Regno dei cieli, ci rende pienamente figli di Dio e fratelli tra di noi.

È il mistero di morte e di vita che celebriamo in questi giorni di Pasqua, di resurrezione.

Col suo infinito dolore, prezzo della nostra redenzione, Gesù si fa solidale in tutto con noi, prende su di sé la nostra stanchezza, le nostre illusioni, i disorientamenti, i fallimenti e ci insegna a vivere.

Se Egli ha assunto tutti i dolori, le divisioni, i traumi dell'umanità, posso pensare che dove vedo una sofferenza, in me o nei miei fratelli e sorelle, vedo Lui. Ogni dolore fisico, morale, spirituale mi ricorda Lui, è una sua presenza, un suo volto.

Posso dire: «In questo dolore amo te, Gesù abbandonato. Sei tu che, facendo tuo il mio dolore, vieni a visitarmi. Allora te voglio, te abbraccio!».

Se siamo poi attenti ad amare, a rispondere alla sua grazia, a volere ciò che Dio vuole da noi nel momento che segue, a vivere la nostra vita per Lui, sperimentiamo che, il più delle volte, il dolore sparisce. E ciò perché l'amore chiama i doni dello Spirito: gioia, luce, pace. Risplende in noi il Risorto .

Victor esce di casa all'alba, ogni mattina, per recarsi a Città del Messico, dove lavora come taxista. La vita non è mai stata facile per noi. In centro città sono migliaia i padri di famiglia che tentano di sopravvivere con questo stesso lavoro. La concorrenza è spietata. Oltre ai taxi regolarmente registrati, ce ne sono almeno altri diecimila abusivi.

Non è rara la volta in cui, al termine di una lunga giornata di lavoro, Victor torni a casa senza aver guadagnato niente. Dopo quasi vent'anni, proprio nel momento in cui stavamo valutando la possibilità di sostituire il vecchio maggiolino con un taxi più efficiente, è sopraggiunta un'altra difficoltà. A Magdalena viene diagnosticato un tumore ai polmoni, già in metastasi. Inizia per noi un lungo «calvario», che continua tuttora: visite mediche, esami, farmaci costosi. I pochi risparmi si esauriscono presto e la lotta contro la malattia diventa ancora più ardua.

Il nostro cammino di fede ci consente, tuttavia, di dare un senso a questa sofferenza. Vorremmo non lasciarci sfuggire questa opportunità di crescita che Dio ci offre, attraverso la malattia. Sappiamo che anche questa tappa della nostra vita di coppia gli appartiene.

Siamo coscienti che il nostro «sì” a questa infermità, ripetuto anche nel dubbio e nell'incertezza di quello che il futuro ci riserverà, può essere per i nostri cari e per quanti incontriamo una testimonianza di fedeltà coniugale e di speranza cristiana.

Dalla Comunità Missionaria di Villaregia