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febbraio 2005 - 2a QUARESIMA
Gn 12,1-4a / 2Tm 1,8b-10 / Mt 17,1-9
È bello per
noi restare qui
(Mt 17,4)
Chissà se hai scoperto che è bello stare con Gesù! Con Gesù in te, con Gesù Eucaristia, con
Gesù quando preghi, con Gesù nel fratello, nel povero, con Gesù fra i suoi
riuniti nel suo nome, con Gesù presente nei Ministri della Chiesa, con Gesù in
croce! Se qualche volta hai “gustato” la sua presenza in ciascuno di questi
“tabernacoli”, allora sai che è veramente bello e, tuttavia, non è sempre
facile rimanere così tutto il giorno
davanti a Lui. Anche Pietro avrebbe voluto “sequestrare” Gesù glorioso, in
qualche modo possederlo, ma Gesù gli fa capire che la Risurrezione passa
attraverso la morte per amore.
Per rimanere alla sua presenza occorre sempre
nuovamente “morire” per amore, sia
nel rapporto con il fratello, sia nella preghiera, sotto il peso di una dolore
fisico come nell’oscurità spirituale. Gesù annuncia la sua morte in croce per
preparare i suoi a superare quello “scandalo” (= inciampo), nel quale noi
stessi incespichiamo spesso: si tratti di una persecuzione, di una malattia, di
un’incomprensione o di una nostra debolezza. Occorre risorgere subito con un atto d’amore… a Lui, in una delle sue
numerose presenze.
Carico l’auto
e parto di corsa: quando arrivo a casa di mia sorella, cerco la borsetta ma non
la trovo. Mi rendo conto di averla smarrita chissà dove durante il tragitto. La
borsetta contiene molti effetti personali: agenda, documento, foto di famiglia,
ma anche soldi non miei, provenienti dalla comunione dei beni tra alcune persone
e destinati ad una di noi in difficoltà.
Questo
smarrimento è l’ultimo di una serie di
fatti che mi sono successi per distrazione in questi ultimi tempi, che sto
vivendo con la mente altrove, in preoccupazioni familiari. Mio papà si è
ammalato seriamente e gli occorre, oltre alle cure mediche, un supplemento di
attenzioni ed affetto da parte di noi figli. Non riesco a fare questo, nutro
risentimenti nei suoi confronti, perché lo ritengo responsabile di certe
situazioni, e questo, oltre a farmi star male, mi spinge a limitare al massimo
le mie visite.
Ma ora,
davanti alla sua porta, sento forte nell’anima una voce che mi dice: “...
Durante questo ultimo periodo hai perso il tuo tempo, ti sei fermata a pensare
a quello che è giusto o meno, da quale parte stia la ragione, sei ricca delle
tue ragioni; occorre amare Gesù in lui, senza porre alcuna condizione”.
È un richiamo
così forte da parte di Dio, che varco d’impeto la porta della stanza, e
semplicemente, senza dirgli tante cose, rimango accanto a papà. So che fa
fatica a camminare, e gli insegno degli esercizi specifici, per amarlo come lui
vuole essere amato. Questo mio piccolo passo produce subito in lui un
cambiamento: improvvisamente da ammalato rassegnato, dimostra di voler guarire,
decide di alzarsi, è pieno di buona volontà.
Esco dalla
stanza e mi ricordo dei soldi che ho smarrito; mi rivolgo a Gesù dicendo: “Ho
capito che hai permesso che accadesse questo per farmi comprendere che devo
amare senza porre condizioni. Quei soldi tuttavia sono per un fine buono...
aiutami a ritrovarli”.
Arrivo a casa
e, dopo qualche minuto, suona il campanello. È un taxista che ha ritrovato la
mia borsetta in mezzo alla strada, in pieno traffico. L’apro e, non trovando i
soldi, esclamo: “Sono andati persi”. E lui, di rimando: “Guardi, signorina, che
li ho riposti nel portafogli!”.
N. N., Cile