20 febbraio 2005 - 2a QUARESIMA

Gn 12,1-4a / 2Tm 1,8b-10 / Mt 17,1-9

 

È bello per noi restare qui

(Mt 17,4)

 

Chissà se hai scoperto che è bello stare con Gesù! Con Gesù in te, con Gesù Eucaristia, con Gesù quando preghi, con Gesù nel fratello, nel povero, con Gesù fra i suoi riuniti nel suo nome, con Gesù presente nei Ministri della Chiesa, con Gesù in croce! Se qualche volta hai “gustato” la sua presenza in ciascuno di questi “tabernacoli”, allora sai che è veramente bello e, tuttavia, non è sempre facile rimanere così tutto il giorno davanti a Lui. Anche Pietro avrebbe voluto “sequestrare” Gesù glorioso, in qualche modo possederlo, ma Gesù gli fa capire che la Risurrezione passa attraverso la morte per amore.

Per rimanere alla sua presenza occorre sempre nuovamente “morire” per amore, sia nel rapporto con il fratello, sia nella preghiera, sotto il peso di una dolore fisico come nell’oscurità spirituale. Gesù annuncia la sua morte in croce per preparare i suoi a superare quello “scandalo” (= inciampo), nel quale noi stessi incespichiamo spesso: si tratti di una persecuzione, di una malattia, di un’incomprensione o di una nostra debolezza. Occorre risorgere subito con un atto d’amore… a Lui, in una delle sue numerose presenze.

 

 

Carico l’auto e parto di corsa: quando arrivo a casa di mia sorella, cerco la borsetta ma non la trovo. Mi rendo conto di averla smarrita chissà dove durante il tragitto. La borsetta contiene molti effetti personali: agenda, documento, foto di famiglia, ma anche soldi non miei, provenienti dalla comunione dei beni tra alcune persone e destinati ad una di noi in difficoltà.

Questo smarrimento è l’ultimo  di una serie di fatti che mi sono successi per distrazione in questi ultimi tempi, che sto vivendo con la mente altrove, in preoccupazioni familiari. Mio papà si è ammalato seriamente e gli occorre, oltre alle cure mediche, un supplemento di attenzioni ed affetto da parte di noi figli. Non riesco a fare questo, nutro risentimenti nei suoi confronti, perché lo ritengo responsabile di certe situazioni, e questo, oltre a farmi star male, mi spinge a limitare al massimo le mie visite.

Ma ora, davanti alla sua porta, sento forte nell’anima una voce che mi dice: “... Durante questo ultimo periodo hai perso il tuo tempo, ti sei fermata a pensare a quello che è giusto o meno, da quale parte stia la ragione, sei ricca delle tue ragioni; occorre amare Gesù in lui, senza porre alcuna condizione”.

È un richiamo così forte da parte di Dio, che varco d’impeto la porta della stanza, e semplicemente, senza dirgli tante cose, rimango accanto a papà. So che fa fatica a camminare, e gli insegno degli esercizi specifici, per amarlo come lui vuole essere amato. Questo mio piccolo passo produce subito in lui un cambiamento: improvvisamente da ammalato rassegnato, dimostra di voler guarire, decide di alzarsi, è pieno di buona volontà.

Esco dalla stanza e mi ricordo dei soldi che ho smarrito; mi rivolgo a Gesù dicendo: “Ho capito che hai permesso che accadesse questo per farmi comprendere che devo amare senza porre condizioni. Quei soldi tuttavia sono per un fine buono... aiutami a ritrovarli”.

Arrivo a casa e, dopo qualche minuto, suona il campanello. È un taxista che ha ritrovato la mia borsetta in mezzo alla strada, in pieno traffico. L’apro e, non trovando i soldi, esclamo: “Sono andati persi”. E lui, di rimando: “Guardi, signorina, che li ho riposti nel portafogli!”.

N. N., Cile