28 gennaio 2001 – 4a domenica t.o.

Ger 1,2-5.17-19 / 1 Cor 12,31 – 13,13 / Lc 4,21-30

 

Io, il Signore, ti ho stabilito profeta (Ger 1,5)

 

Profeta è chi parla in nome di Dio; è chi sta in nome di Dio davanti al mondo, per trasmettere ad esso le parole e i giudizi di Dio. Elemento costitutivo dell’esperienza profetica è l’essere scelti, presi e mandati da Dio stesso.

Il profeta sa di essere una sentinella, un servitore di Dio e del popolo.

I veri profeti annunziano Colui che sarà totalmente docile allo Spirito di Dio, il profeta per eccellenza, Gesù di Nazareth.

La Chiesa fondata da Gesù è nutrita dal suo Spirito.

Anche noi nel battesimo siamo costituiti profeti, persone aperte all’azione dello Spirito Santo in noi e attorno a noi.

Io, dice il Signore ad ogni battezzato, ti ho stabilito profeta! Diventiamo ciò che siamo! Si è profeti quando si ha uno sguardo rivolto a Dio, tutti presi dalla Sua Parola, e uno sguardo rivolto all’umanità per cogliervi i segni dei tempi: si è e ci si sente strumenti di Dio che interviene nella storia.

 

 

Una ragazza di un paese dell’Europa dell’Est scrive che nella sua terra è difficile trovare chi testimoni apertamente le proprie convinzioni, in modo particolare tra i giovani; in molti si nota una contraddizione tra fede e vita.

Un giorno, racconta, l’insegnante di polacco ci ha chiesto un commento ad un’opera satirica contro la Chiesa. Pur riconoscendone il valore letterario, ho scritto liberamente che la mia opinione era diversa e che per me quella satira non era allegra. Il mio lavoro ha ricevuto il voto più basso, con una nota: “Il giudizio riguarda non lo stile ma le idee”. L’insegnante mi ha proposto di riscriverlo, modificandone i contenuti.

Mi sono confrontata con le mie compagne che condividono lo stesso impegno cristiano, e ho deciso che l’avrei sì riscritto, ma approfondendo ancora di più le mie motivazioni. Alla consegna, la professoressa mi ha detto che non poteva darmi il voto migliore (per non contraddirsi), ma che avrei dovuto leggerlo davanti a tutta la classe. Me le aspettavo tutte, pensavo mi avrebbero derisa; avevo un po’ di timore. Forte però dell’unità delle mie amiche, ho iniziato a leggerlo a voce alta.

Si è fatto silenzio e, alla fine, una compagna ha detto alla professoressa che la pensava come me, ma che non aveva avuto il coraggio di sostenere le sue idee.

Dopo qualche settimana, ancora un altro compito: dovevamo immedesimarci con un personaggio della letteratura che bestemmiava contro Dio. Mi sono rifiutata e ho chiesto un’alternativa. E questa volta eravamo in due. L’insegnante, visibilmente contrariata, non ci ha dato retta. Poi ha chiesto ad un altro compagno di leggere il suo compito, ma questi, dopo le prime battute, arrossendo, si è bloccato. A quel punto la professoressa si è fermata e ha chiesto scusa a tutta la classe per aver ferito le nostre convinzioni.