21 gennaio 2001 – 3a domenica t.o.

Ne 8,2-4.5-6.8-10 / 1 Cor 12,12-31 / Lc 1,1-4; 4,14-21

 

Lo Spirito mi ha mandato ad annunciare il Vangelo (Lc 4,18)

 

Era un sabato e davanti alla folla che si accalcava nella sinagoga di Nazareth si levò un paesano di cui si parlava tanto in quei giorni.

Lesse una pagina di Isaia, un annunzio di speranza e di liberazione.

Il silenzio e gli occhi fissi dell’uditorio attendevano la spiegazione. Gesù pronunciò questa frase: “Oggi si compiono queste parole: lo Spirito del Signore è su di me; mi ha mandato ad annunziare il Vangelo”.

E oggi, dopo 2000 anni, lo stesso Gesù entra nelle nostre chiese con la sua Parola proclamata spiegata vissuta. E lo Spirito del Signore è sulla assemblea, avvolge Gesù presente nelle sue membra. La Parola diventa evento. Ci coinvolge. Ci trasforma. Si incarna in noi. E lo Spirito ci manda ad annunziarla. Quello che è avvenuto in noi va comunicato, perchè altre persone e altre situazioni siano contagiate, trasformate.

Lasciamoci prendere da questa avventura.

 

 

Nella mia classe era difficile vivere da autentica cristiana. Quasi tutti i ragazzi fumavano sigarette drogate, leggevano giornali pornografici, le loro conversazioni erano sempre immorali.

Ma volevo che Dio regnasse anche nella mia classe, così ho cominciato ad amare per prima e a distribuire a tutti un brano della Parola di Dio. Pian piano la classe ha cominciato a cambiare: alcune ragazze, durante l’intervallo, non si univano più alla conversazione generale ma venivano attorno al mio banco e ci raccontavamo le prime esperienze che avevamo fatto vivendo la parola di Dio. Una ragazza, che non aveva mai letto il Vangelo, mi ha chiesto come si fa a viverlo. Così molte volte, durante l’intervallo, lo leggevamo insieme. Con la mia compagna di banco era più difficile costruire un rapporto vero: spesso mi criticava prendendomi in giro davanti a tutti.

Un giorno mi aveva detto che si drogava perchè trovava nella droga una certa felicità. Le avevo risposto che io non avevo bisogno di rifugiarmi nella droga, perché ho trovato un ideale che mi dà tutto, ma lei era convinta che la religione non ha senso, è sorpassata. L’avevo ascoltata cercando di volerle bene e tornando a casa sono andata in una chiesa per chiedere a Gesù di entrare anche nel suo cuore. Il mattino seguente mi è venuta incontro e mi ha detto: “Ho ripensato a tutto quello che mi hai detto ieri e mi sono accorta che tu sei molto più felice e serena di me. Non voglio più drogarmi e voglio cominciare a vivere come vivi tu”.

Barbara