6-7 gennaio 2001 – EPIFANIA E BATTESIMO DI GESU’

Is 60,1-6 / Ef 3,2-3.5-6 / Mt 2,1-12

Is 40,1-5.9-11 / Tt 2,11-14; 3,4-7 / Lc 3,15-16.21-22

 

Dio dice: Ti ho stabilito come alleanza (Is 42,6)

 

Quest’anno le celebrazioni dell’Epifania e del Battesimo di Gesù cadono in due giorni successivi, sabato 6 e domenica 7 gennaio.

Per di più, nel giorno dell’Epifania si conclude il Giubileo. Perciò facciamo una riflessione sulla espressione “Ti ho stabilito come alleanza” che può unificare bene queste tre celebrazioni. Si trova nella prima lettura della liturgia del Battesimo di Gesù (anno A) ed è tratta dal secondo Canto del Servo di Dio. Durante l’anno trascorso molte volte abbiamo ascoltato il brano che Gesù ha letto nella sinagoga di Cafarnao e che la Chiesa considera come testo base del Giubileo (Is 61,1-2). È bello chiudere questo tempo straordinario con queste altre parole del profeta (Is 42,1-7). Qui non si parla di un anno di grazia, ma di una missione che continua, fatta non di forza e di imprese sensazionali, ma caratterizzata dall’umiltà, dalla interiorità, dal cuore, dall’amore:

“Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio” (con queste parole il Padre presenta suo Figlio all’umanità) “Non griderà, nè alzerà il tono, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta... Io ti ho chiamato  e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”. Non è quindi un Messia imperatore, quale poteva essere  il persiano Ciro o qualche altro condottiero, ma viene presentato Dio stesso che come un inerme bambino si manifesta a favore di tutta l’umanità, rappresentata dai Magi.

Questo messaggio è espresso ancor più chiaramente nel Battesimo, dove Gesù risale dalle acque, quasi ricoperto dei peccati che gli uomini vi depongono, e il Padre proclama: “Ecco il mio Figlio prediletto”, mentre il Battista lo indica: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Perciò l’Epifania ed il Battesimo sono il preludio del Venerdì Santo, vera manifestazione dell’amore di Dio.

È “l’alleanza nel mio sangue versato per tutti” che ogni giorno celebriamo nell’Eucaristia, è “la luce per tutte le genti”! È il Giubileo che continua, anche se la porta santa viene chiusa.

Il cristiano, a cui è concesso di intuire l’abisso dell’amore di Dio, non può che sperimentare un senso di brivido o di commozione fino alle lacrime, come spesso si è verificato nei santi, e ripetere senza fine: “grazie”!

Non solo, ma un cristiano e una comunità sentono rivolte a sè le parole “Ti ho stabilito come alleanza”, perché hanno la chiamata e la grazia di creare nel proprio ambiente relazioni nuove che superano tutte le barriere che gli uomini costruiscono tra loro.

 

 

Piero Gheddo, noto giornalista, visitò in Cina alcune comunità cristiane, spuntate quasi dal nulla dopo il periodo di persecuzione ai tempi di Mao. Oggi c’è un minimo di libertà e le comunità cristiane vanno ricostituendosi. Scrive: «In una cittadina vicino a Canton, ho incontrato un vescovo e un sacerdote che avevano fatto rispettivamente venticinque e trentuno anni di carcere. Mi dicevano che sono numerose le richieste di ricevere l’istruzione religiosa ed entrare a far parte della comunità cristiana. Purtroppo non ci sono libri, non ci sono rosari e segni sacri, mancano le possibilità per una adeguata formazione cristiana dei fedeli, occupati tutto il giorno nel duro lavoro. Ho chiesto come mai ci sono queste richieste di conversione, quando la Chiesa non predica in pubblico, non può stampare libri né giornali, non usa radio né televisione, non ha scuole di formazione né centri culturali.

Il Vescovo mi risponde: “Noi non predichiamo, ma la nostra vita e la vita dei cristiani annunzia il Vangelo e una società alternativa a quella presente. Tutti sanno chi sono i cristiani: ci hanno visti nei lunghi decenni in cui siamo stati perseguitati, processati e condannati ingiustamente; non abbiamo mai maledetto nessuno, abbiamo sopportato con pazienza le nostre croci; anche in carcere e nei campi di lavoro forzato la testimonianza dei cristiani ha convertito molti al Vangelo. E ora che siamo tornati alle nostre case, non cerchiamo vendette, non ci lamentiamo per quanto abbiamo ingiustamente patito, aiutiamo tutti quelli che sono bisognosi.  Io credo che da qui vengono le molte richieste di istruzione religiosa e le molte conversioni”.»

Il Cardinale Martini, ad un giornalista che chiedeva come fosse possibile far penetrare il Vangelo nella società d’oggi, così rispondeva: “Il Signore ci chiede non di riuscire, ma di essere. Prima di tutto ci chiama ad essere Vangelo, ad esprimere nella nostra vita, come persone e come comunità cristiane, quei valori che sono luce nelle tenebre. Quindi domandiamoci non in che maniera illuminiamo, ma in che modo siamo luce nelle tenebre del nostro tempo”.