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dicembre 2004 - 4a AVVENTO
Is
7,10-14 / Rm 1,1-7 / Mt 1,18-24
Sarà chiamato Emmanuele: Dio
con noi
(Mt 1,23)
In questa quarta ed ultima
domenica di Avvento la liturgia ci presenta i personaggi che più da vicino
hanno atteso la nascita di Gesù.
Maria:
descritta dal profeta Isaia come la Vergine chiamata a generare il futuro
Salvatore.
Giuseppe: umile, ma prezioso strumento accanto alla Vergine che coglie dal
cielo la divina generazione di Gesù. Sarà lui che gli farà da padre, anzi come
tale (così prevede la legge mosaica), spetta a lui il dovere di dare il nome al
neonato bambino.
Per Giuseppe non è poi un
compito così difficile, perché l’Angelo del Signore gli aveva consegnato il
nome santissimo destinato al figlio di Maria e la missione a Lui affidata. “Tu, Giuseppe, lo chiamerai Gesù: egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Puntualmente san Matteo
annota il testo di Isaia che, tanti anni prima, aveva descritto questo evento: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un
figlio che sarà chiamato ‘Emmanuele’, che significa: “Dio con noi”. Un Dio che si è fatto uno di noi, per
vivere tra noi…! Ci meraviglia sempre un così grande dono! Dio non si è
stancato dell’uomo, se il cielo si è chinato fin sulla terra.
Per Stefano, che vive a Hong Kong e lavora come autista presso il
tribunale, amare il fratello è diventato ormai un modo di essere, capace di
vincere anche la preoccupazione per i rischi che si possono correre... Deve
accompagnare al luogo dell’esecuzione un uomo condannato alla pena di morte per
furto e omicidio.
Il ritardo di un collega gli offre l’occasione di iniziare un dialogo.
Stefano apprende che il prigioniero ha due figli piccoli. Lo conforta e
condivide con lui alcune parole sul senso della vita, semplici ma tanto
profonde. Il giovane resta toccato, comprende che Stefano gli sta dicendo
“parole di cielo” e a sua volta gli rivela di essere cristiano. Confessa la sua
colpevolezza per il furto, ma si dichiara innocente per quanto riguarda
l’omicidio... addirittura sa chi l’ha commesso!
In carcere ha subito ogni sorta di torture in ordine alla confessione
e, dopo aver sperimentato sofferenze di ogni tipo, ha deciso di non voler far
soffrire ad un’altra persona quello che lui stesso ha sofferto. Sebbene non
abbia commesso quell’omicidio, si rende conto di aver fatto tanti sbagli.
Stefano gli parla della misericordia divina, gli ricorda che Dio è come
una madre che aspetta sempre il ritorno del figlio. Ha in tasca un crocifisso e
lo porge al giovane che lo bacia. È un momento profondissimo.
Qualche giorno prima il giovane aveva sognato la sua mamma (già in
Paradiso) circondata da cigni bianchi, candidi. In quel momento comprende il
significato di questo sogno: l’amore di Dio che tutto perdona e purifica! Ed è
avvolto da questo amore che lo prepara a morire.
Il collega di Stefano arriva solo dopo un’ora... un’ora di tempo, dono
inatteso ma preparato da Dio e dal suo amore specialissimo per ciascuno dei
suoi figli!
M. C., Hong Kong
Commenti a cura di Luciano G.