19
marzo 2006 - 3a di Quaresima
Es 20,1-17 / 1Cor
1,22-25 / Gv 2,13-25
Sono il tuo Dio, un Dio geloso
(Es 20,5)
La liturgia della parola in questa domenica si
apre con una pagina di vita: i dieci comandamenti della legge di Dio, dieci parole che esaltano la dignità dell’uomo. Non è del
tutto insolito cogliere la voce stonata di qualcuno che vede i dieci
comandamenti come qualcosa di opprimente, che in certo
modo limita il libero agire dell’uomo.
Sono invece dono di Dio, “istruzioni d’uso” per la vita di ogni credente, anzi di ogni
uomo; vincolo di amicizia che lega a Dio e ai fratelli. Itinerario proposto
dall’amore di Dio che aiuta e favorisce la vita autentica del cristiano.
“Io sono il tuo Dio, un Dio
geloso”. È sempre alle porte di casa la grossa
tentazione di barattare il nostro Dio con gli idoli che la società del
consumismo ci propone. Nel Vangelo odierno, infatti, ai venditori del tempio,
che per avidità di guadagno avevano invaso anche le
aree sacre riservate ai fedeli per il culto,
è più che doverosa la protesta di Cristo: “Voi avete trasformato la
casa del Padre mio in un luogo di mercato”.
Il cammino di questa quaresima si fa sempre più
serrato, e la pasqua di vita nuova sempre più vicina anche per noi: non
svendiamo la nostra vita al miglior offerente, ma diventiamo gelosi della gelosia
di Dio!
METTERCI IN GIOCO
Sto concludendo
i miei studi all’Università di Seul, un periodo in cui mi sembra di aver
smarrito più volte la cosa più bella e importante della mia vita. Sono tanto
esigente, volevo sapere e conoscere il più
possibile... Il mio studio, le amicizie, i miei hobby, il mio look, erano per
me importantissimi. Qualunque cosa cominciassi la
volevo perfetta e mi buttavo a capofitto... Certo la passione per lo studio,
l’amore per la famiglia, una futura carriera, l’amore per gli amici, la cura
della mia persona sono importanti... Spesso però ero disorientata.
In questi anni,
nonostante tutto, era rimasta in me l’attrattiva per un grande ideale. Nonostante l’impegno, la stima e i complimenti degli altri, una sete
si faceva sempre più forte.
Un giorno, mentre
studiavo in biblioteca, ho avvertito come una voce dentro di me. Ho chiuso i
libri e sono corsa in chiesa, senza pensare perché, come, dove... Non mi era mai capitato. Lì, davanti a Gesù, mi sono accorta
di non aver afferrato il significato vero delle cose: non posso tendere il
cuore verso i doni di Dio, ma devo rivolgerlo intero verso di Lui che questi
doni mi dà. Mi è venuto da dirGli che volevo
trasmettere il dono del Suo amore a tutti mettendo in gioco le mie capacità.
Gliel’ho detto anche se non sapevo la strada. Faceva
freddo ed era buio, brillava solo la lampadina del tabernacolo. Ho avvertito
chiaramente che tante cose mi attraggono, ma io ho una vita sola: devo
scegliere Uno soltanto.
Emilia Heo, Corea