17 agosto 2003 – 20ª t.o.

Pro 9,1-6 / Ef 5,15-20 / Gv 6,51-58

Chi mangia di me vivrà per me

(Gv 6,5)

Gesù afferma: “La mia carne è vero cibo e il sangue vera bevanda”. Questa dichiarazione sottolinea la necessità di mangiare la carne e bere il sangue di Gesù per avere in noi la vita divina e risuscitare nell’ultimo giorno. L’uomo per salvarsi deve essere sostenuto, nutrito, trasformato da lui. Il frutto del mangiare e bere lui è il nostro dimorare in lui e di lui in noi. Significa la comunione di vita propria dell’amore. Questo è il mistero dell’amore: l’amato diventa la vita di chi lo ama, dando forma a tutto il suo essere, al suo sentire, al pensare, al volere e all’agire. Fino al punto, affermato da san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Noi siamo trasformati in Gesù, ma la nostra persona dà modo concreto a Gesù di rendersi presente al nostro mondo grazie a noi. Grazie, Signore! Madre Teresa di Calcutta diceva: “Se non ci fosse l’Eucaristia, la Crocifissione sarebbe rimasta un evento appartenente al passato. Gesù ci ha dato, tramite l’ostia consacrata, se stesso per saziare la nostra fame di lui e ci ha dato i più poveri dei poveri, per saziare la propria fame di noi”.