17 luglio 2005 - 16a domenica t. ord.

Sap 12,13.16-19 / Rm 8,26-27 / Mt 13,24-43

 

Il regno dei cieli si può paragonare al lievito

(Mt 13,33)

 

Spesso abbiamo l’impressione, avvalorata dall’esperienza quotidiana, che il bene è sempre piccolo; anzi talvolta ci sembra inadeguato di fronte alla realtà, come un piccolo pugno di farina andata a male (questo è il lievito!) davanti al mondo intero. Gesù usa le due immagini, quella del piccolo seme che diventa albero grande e ospitale, e quella del lievito, che fermenta tutto il mondo, per parlare del regno di Dio, di se stesso. Perché è Gesù il granellino di senapa che preso e gettato sotto terra, germinerà nel grande albero della croce. Tra le sue braccia trovano casa tutti i popoli del mondo. È Gesù il lievito che, preso e impastato nella pasta del mondo, lo farà diventare tutto pane nutriente.

Il Signore Risorto, albero del regno e fermento di vita nuova, è il Gesù Crocifisso «preso, seminato, impastato» nella nostra vita. La sua piccolezza e l’impurità  della Croce sono la nostra salvezza. «Nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore», è stato scritto. È una possibilità stupenda per noi, per la nostra vita fatta, di solito, delle piccole cose quotidiane, delle piccole azioni che ripetiamo ogni giorno. Farle con amore e per amore; compierle essendo l’amore: questo le fa diventare grandi; questo farà fermentare la pasta del mondo ed esso diventerà più umano, più vivibile.