CHI CREDE IN ME VIVRÀ

Gv 11,25

 

Gesù piange davanti alla tomba dell’amico Lazzaro, partecipando profondamente al dolore di Maria e di Marta. Poi ridona la vita a Lazzaro: è un’azione potente che preannuncia la propria risurrezione. Qui fa uscire un uomo dalla tomba perché continui a vivere finché non sopraggiungerà nuovamente la morte. Invece, con la propria risurrezione, riveste il suo corpo mortale della immortalità divina. E com’è il suo corpo glorioso, così saremo anche noi, perché Egli può comunicarci quella Vita divina, bella, ineffabile, piena,  senza fine.

Questa vita si manifesterà pienamente nella risurrezione futura. Ma anche ora so che, se Gesù è in me, ho una qualità di vita che non muore. Egli me l’ha donata nel Battesimo e l’ha fatta crescere con gli altri Sacramenti e con la vita della Chiesa.

A me spetta custodire questa Vita mediante la fede. Nella risurrezione di Lazzaro Gesù dichiara: “chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Credere implica non solo accettare le verità da Lui annunciate, ma aderire a Lui vivendo le sue parole.

E poiché queste sono riassunte nel comandamento dell’amore, san Giovanni scrive: “Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli”. È così che anche noi oggi possiamo sperimentare la risurrezione e fare crescere la Vita che è oltre la morte.

D. P. e L. C.

Nella mia giornata ci sono degli appuntamenti speciali: quelli in cui mi metto in contatto con Gesù. Non appena mi sveglio la mattina gli dico subito: “Ciao, vediamo che cosa mi hai preparato oggi. Voglio vivere ogni momento con te!”. Alle 12 poi, insieme a tutti i ragazzi per l’unità del mondo, faccio il time-out, un minuto di preghiera per la pace su tutta la terra. Anche prima di addormentarmi parlo di nuovo un po’ con Lui: rivedo la mia giornata e, se qualcosa non è stato O. K., mi propongo di ricominciare.

Oltre a questi momenti fissi, ce ne sono altri in cui mi metto in contatto con Dio. Quando arriva una difficoltà gli dico: “Ho bisogno del tuo aiuto, perché da solo non ce la faccio”. A scuola c’è un compagno che è stato bocciato più volte. Potete immaginare come viene preso in giro. Più lui si arrabbia, più gli altri lo stuzzicano dandogli degli spintoni. In quei momenti mi rivolgo a Gesù e gli chiedo: “Che cosa vuoi da me? Cosa posso fare per quel compagno?”. E subito capisco come devo comportarmi per aiutarlo. Questo colloquio con Gesù mi aiuta molto, mi dà la forza di affrontare ogni situazione.

Tobias, Germania