16 dicembre 2001 – 3ª AVVENTO

Is 35,1-6.8.10 / Gc 5,7–10 / Mt 11,2-11

 

 

RINFRANCATE I VOSTRI CUORI, LA VENUTA DEL SIGNORE È VICINA!

Gc 5,8

 

Il Signore è vicino: è il messaggio che ci viene dalla Parola della liturgia odierna. Certamente, guardando a ciò che ci sta intorno, non sembrerebbe vero: quante violenze, ingiustizie e sopraffazioni!

L’apostolo Giacomo invita i cristiani del suo tempo, che vivevano tra le difficoltà, alla pazienza e a rinfrancare l’animo e propone come esempio e stimolo le figure dell’agricoltore e del profeta. Il primo attende pazientemente le piogge autunnali e quelle primaverili. Il suo lavoro dipende da esse e non può fare nulla senza di esse. L’agricoltore palestinese era così aperto a quest’azione di Dio che le benedizioni delle piogge divennero proverbiali... come divenne proverbiale la sua pazienza. L’esortazione alla pazienza ha come centro la necessità di evitare la mormorazione e le proteste per vivere il precetto dell’amore vicendevole. L’altro esempio che san Giacomo presenta ai suoi lettori è quello dei profeti che sopportano il dolore, la persecuzione e, a volte, la morte. Tutto accettano pazientemente perché hanno compreso che “la venuta del Signore è vicina”.

Come possiamo accogliere e fare nostro questo messaggio? Esso ci invita a cogliere, fra le pieghe della storia, il positivo, il bene, i semi del Verbo, cioè i segni della presenza di Cristo. C’è del bene: apprezziamolo e facciamolo crescere. Questo ci rinfranca, ci ridona coraggio: mette cioè un raggio di luce, che è la luce di Dio, nel nostro cuore. Ci comunica nuove energie e il cuore diventa capace di essere come quello di Dio, sempre pronto ad amare.

I cristiani non sono di coloro che si lamentano, ma sanno portare la luce che hanno in cuore negli ambienti dove vivono: in famiglia, nel lavoro, nel tempo dello svago e del riposo, con gli amici. Sono una presenza positiva, perché il Signore è vicino. E con Lui non si può essere giù. Come i discepoli di Emmaus: “Non ardeva forse il nostro cuore quando lungo la via ci parlava e ci spiegava le Scritture?”.

G. C.

Michela è l’unica della classe che cerca di vivere il cristianesimo. I suoi compagni, le sue compagne o lo rinnegano o non ci pensano. L’isolamento pesa su Michela, ma un giorno ha capito che sulle sue spalle pesa la croce necessaria da portare per seguire Gesù. Tutto per lei in classe si è trasformato dandole una vigile attenzione d’amore verso i compagni.

Non è passato molto tempo che una compagna l’ha cercata per confidarle i suoi problemi. Michela l’ha ascoltata e l’altra: “Tu devi sicuramente credere in Dio per avere questa disponibilità verso gli altri! Voglio vivere come te”.

F. B.