16 maggio 2004 - 6a di Pasqua

At 15,1-2.22-29 / Ap 21,10-14.22-23 / Gv 14,23-29

 

Io e il Padre prenderemo dimora presso di lui

(Gv 14,23)

Gesù sta ancora rivolgendo agli apostoli i suoi grandi ed intensi discorsi di addio e li assicura  che essi lo avrebbero rivisto di nuovo, perché egli si sarebbe manifestato a coloro che lo amano. Questa sua manifestazione non sarebbe avvenuta in modo spettacolare ed esterno, ma sarebbe stata una semplice e straordinaria “venuta” della Trinità nel cuore di ogni fedele aperto alla fede e all’amore.

Fin dal Battesimo, infatti, amati gratuitamente dal Signore, siamo diventati sua dimora, per cui possiamo dire con l’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. È lo Spirito Santo che ci spinge a chiamare Dio col dolce nome di “Abbà - Padre” e ci aiuta a riscoprire in tutti gli uomini dei veri fratelli, amati dallo stesso Padre. È questa straordinaria presenza della Trinità in noi che dà senso a tutto ciò che compiamo, anche alle azioni più umili, al nostro gioire e al nostro soffrire: tutto diventa soprannaturale. Dal cuore sgorgherà naturale l’offerta di ogni istante con un “Per Te, Gesù” e non sarà sentimentalismo, ma impegno concreto a vivere la sua Parola.

 

 

Una leggenda racconta che, il primo giorno di cammino di ritorno dei Re Magi, dopo la loro visita a Gesù a Betlemme, accadde loro una bellissima esperienza!

Dopo aver lasciato Betlemme, a circa un’ora di cammino, si girarono a guardare indietro, per contemplare, ancora una volta, la stella cometa che li aveva guidati fino alla capanna di Gesù. Ebbero, così, una grande sorpresa, e assisterono ad uno spettacolo meraviglioso! La stella del Redentore era esplosa in migliaia e migliaia di piccole stelle che si erano sparse dappertutto. Al momento i Re saggi non capirono il significato di quel fenomeno.

Proseguirono il loro cammino, pensosi e perplessi. Poco dopo, quando arrivarono ad un crocicchio e non sapevano quale direzione seguire, incontrarono uno sconosciuto che indicò loro il cammino sicuro. Proprio in quel momento videro scintillare, sulla testa dell’uomo, una piccola stella cometa. Più tardi, ormai di sera, quando in una locanda furono serviti con molta amabilità da una signora, anche sopra la sua testa apparve una piccola stella.

Allora i saggi capirono che, in qualsiasi parte del mondo, dove nasce un pensiero buono, dove si dice una buona parola, dove si realizza una buona azione, brilla anche lì, una parte della stella cometa di Betlemme che indica la presenza di Gesù, il Salvatore, nell’amore umano, rivelando che lì si incontra l’AMORE di DIO PADRE.