15 maggio 2005 - PENTECOSTE

At 2,1-11 / 1Cor 12,3B-7.12-13 / Gv 20,19-23

 

Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi

(Gv 20,21)

 

Gesù se n’era andato ma, come aveva promesso, ora ritorna alla sera di Pasqua; non un’apparizione momentanea, ma una presenza permanente! D’ora in poi i discepoli non saranno più soli ed il timore cede il posto ad una gioia profonda: «Gioirono al vedere il Signore».

Il Risorto spalanca i loro cuori e le porte di casa sul mondo intero, dicendo: 

«Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».

Per adempiere questo mandato del Signore dobbiamo fare in modo che Lui viva in noi. Come? Membra vive della Chiesa, immedesimandoci con la Parola di Dio, evangelizzando prima noi stessi.

L’annuncio del Vangelo sarà efficace se poggia sulla testimonianza di vita, come quella dei primi cristiani che potevano dire: «Vi annunciamo quello che abbiamo veduto e udito…»; sarà efficace se, come di loro, si potrà dire anche di noi: «Guarda come si amano, e l’un per l’altro è pronto a morire»; sarà efficace se concretizzeremo l’amore, rispondendo a chi si trova nel bisogno, e sapremo dare cibo, vestiti, case a chi non ne ha, amicizia a chi si trova solo o disperato, sostegno a chi è nella prova.

Vivendo così sarà testimoniato nel mondo il fascino di Gesù e, divenendo altri Cristo, la sua opera, anche per questo contributo, continuerà.

 

Alcuni medici e infermiere  nel 1966 vengono a conoscenza della situazione del nobile popolo Bangwa in Camerum, che in quel momento è affetto da malattie, con una mortalità infantile del 90% minacciante la completa estinzione.

Partono per stare con quel popolo e sentono, come loro primo dovere, di continuare ad amarsi vicendevolmente per dare una testimonianza del Vangelo. Amano indistintamente, ad uno ad uno; offrendo un servizio professionale, aprono un dispensario, che presto diventa un ospedale. La mortalità infantile si riduce al 2%. In piena foresta, si costruisce una centrale elettrica, poi un College con le classi inferiori e superiori. Col tempo e vari contributi del popolo stesso, si aprono 12 strade per il collegamento dei villaggi.

L’amore concreto è coinvolgente: gran parte del popolo condivide la nuova vita, villaggi prima in lotta si riconciliano; le controversie sui confini vengono risolte in armonia; Re di clan diversi stipulano tra loro un patto d’amore reciproco e vivono in fraternità, offrendo – in uno scambio di doni – una meravigliosa testimonianza, un esempio originale e autentico.

C. L.