13.10.2002 – 28a domenica t.o.

Is 25,6-10 / Fil 4,12-14, 19-20 / Mt 22, 1-14

 

Tutto è pronto, venite alle nozze!  (Mt 22, 4)

 

Oggi, dal profeta Isaia e dall’evangelista Matteo, ci viene proposta la bellissima immagine del banchetto a cui Dio invita tutti gli uomini. Vi scorgiamo tutto il suo grande desiderio di stare con gli uomini e di condividere con loro i suoi beni e la sua gioia.

Nella parabola evangelica c’è anche una nota negativa: gli invitati alla festa per le nozze del figlio del re non accettano l’invito, perché avevano altri interessi personali e meschini: il campo da coltivare, gli affari da curare e, per taluni, dare sfogo alla loro cattiveria. Ma il re in cambio può invitare anche i derelitti, gli abbandonati ai crocicchi delle strade, per condividere con loro la sua gioia.

Il re della parabola è Dio che vuole arrivare a tutti gli uomini, buoni e cattivi, per far sentire loro il suo amore. È triste però vedere delle persone così superficiali ed egoiste che per dei banali interessi rifiutano di aver parte alla gioia che Dio vuol loro dare.

Siamo forse anche noi di queste persone così grette?

Oggi la Parola di Dio ci propone di fare una scelta fra dei beni futili e transitori e Dio. I primi possono darci delle soddisfazioni passeggere, ma non saziano le esigenze del nostro cuore. Dio invece ci può dare la comunione con Lui e la gioia profonda, che è sempre  alla nostra portata.

E se sentiamo il peso della nostra debolezza, san Paolo nella seconda lettura ci incoraggia a confidare nella grazia del Signore: “Tutto posso in colui che mi dà forza”.

Che il Padre ci conceda lo spirito di sapienza - come ci invita a chiedere il canto al Vangelo - perché possiamo conoscere a quale speranza siamo stati chiamati. E così possiamo far passare in secondo ordine i nostri interessi terreni, ad esempio il lavoro inteso come fine a se stesso, le ansie per l’avvenire, le brevi gioie terrene,… in cambio dell’invito a nozze che ci fa Dio.

G. R.

 

HO TROVATO L’AMICO CHE CERCAVO

 

Sono un commerciante. Da molti anni non avevo più letto il Vangelo per paura di non poter più fare il mio mestiere e seguire i miei affari. “Cose troppo alte per me, troppo difficili”, mi giustificavo con mia moglie e con me stesso. Quando mi è capitato di leggere un commento sulla Parola del Vangelo, tutta quella paura che avevo è scomparsa. Ho visto che dovevo cambiare e tanto, ma non era una cosa impossibile. E avrei potuto benissimo farlo restando un commerciante. Potrà sembrare strano, ma mi sono sentito come Zaccheo quando Gesù gli chiese di invitarlo a casa sua. È stato proprio come se avessi trovato l’amico che cercavo. Ora faccio così: quando la mattina scendo per andare al lavoro, salgo in macchina, ma non parto subito; mi fermo e mi rileggo con calma il commento.

Ogni giorno sono sempre nuove le circostanze in cui Gesù mi dice di vivere le sue parole e io ho sempre nuove domande da fargli…

F. L.