13 giugno 2004 - CORPUS DOMINI

Gn 14,18-20 / 1Cor 11,23-26 / Lc 9,11b-17

Fate questo in memoria di me

(1Cor 11,24)

Gesù aveva assicurato di rimanere con i suoi fino alla fine del mondo. Nell’Ultima Cena porta a compimento questa sua promessa. In quel pane spezzato e in quel vino versato anticipa la sua immolazione. Con il comando: “Fate questo in memoria di me” dà agli Apostoli lo straordinario potere di perpetuare lungo i secoli quel dono meraviglioso che aveva compiuto nell’Ultima Cena.

In ogni Santa Messa, celebrata in tutti gli angoli della terra, sia nelle cattedrali più sontuose, come nelle umili capanne, è Lui, il Signore, che continua a rendere attuale il mistero della sua Pasqua. È Lui che incontriamo in ogni Eucaristia. Gesù continua ad accoglierci per farci sperimentare la tenerezza del suo amore; nutrendoci col suo corpo e il suo sangue ci fa diventare una sola cosa con Lui e tra di noi.

Nutriti di questo cibo celeste, siamo chiamati anche noi a diventare “pane spezzato”, offrendo la nostra vita ai fratelli, pronti a riconoscerlo in ogni persona che ci passa accanto, soprattutto in chi ha bisogno del nostro aiuto. In ogni ambiente poi siamo chiamati a portare la sua presenza e tutto diventa occasione per continuare a vivere con Lui la nostra offerta al Padre e ai fratelli. È Lui che continuerà a rinsaldare la nostra unità, fino a quando avremo la gioia di possederlo in pienezza nella sua Casa in Paradiso.

 

 

Frequento l’ultimo corso delle scuole superiori che si concluderà con l’esame di maturità.

All’inizio dell’anno è arrivata nella nostra classe una ragazza del sud, con un livello di preparazione molto basso, musulmana. Era sempre sola, giacché non conosceva nessuno. Sono andata a trovarla a casa sua e ho cominciato a studiare con lei. Ciò non è comune: c’è molta rivalità fra gli studenti, perché si ha paura che l’altro diventi più bravo di te. Per contestare questo comportamento ho avuto serie difficoltà con le mie amiche.

Intanto con la ragazza musulmana si è stabilito un bellissimo rapporto. Ero felice: sentivo che l’amore di Dio traspariva attraverso di me e arrivava a lei e ad altri. Anche un’altra compagna ripetente è rimasta colpita ed ho potuto farle conoscere ciò che anima la mia vita.

Qualcosa di simile è successo con un’altra, arrivata verso la fine dell’anno e che non riusciva ad avvicinare le mie compagne. Si è rivolta a me chiedendomi se ero cristiana. Alla mia risposta affermativa ha aggiunto: “Per questo sei diversa dalle altre: voglio diventare come te”. È rimasta affascinata dall’ideale cristiano; vuole partecipare sempre ai nostri incontri perché, ha detto, lì ha trovato Gesù in ogni persona e in mezzo a noi.

Sally N., Baghdad