13 aprile 2003 – LE PALME

Is 50,4-7 / Fil 2,6-11 / Mc 14,1 – 15,47
Padre, non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu

(Mc 14,36)

 

Gesù sa che la sua passione non è un evento fortuito, né semplicemente una decisione degli uomini, ma un disegno di Dio. Sarà processato e rifiutato dagli uomini, ma il “calice” viene dalle mani di Dio.

Gesù ci insegna che il Padre ha un suo disegno d’amore su ciascuno di noi, ci ama di amore personale e, se crediamo a questo amore e se corrispondiamo col nostro amore - ecco la condizione -, egli fa finalizzare ogni cosa al bene. Per Gesù nulla è successo a caso, neppure la passione e la morte.

Tutto quanto succede, quello che ci circonda e anche tutto quanto ci fa soffrire dobbiamo saperlo leggere come volontà di Dio che ci ama o che permette perché ancora ci ama. Allora tutto avrà senso nella vita, tutto sarà estremamente utile, anche quello che sul momento ci pare incomprensibile e assurdo, anche quello che, come per Gesù, può farci piombare in un’angoscia mortale. Basterà che, insieme a lui, sappiamo ripetere, con un atto di totale fiducia nell’amore del Padre: “Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.

La volontà di Dio è la sua voce che continuamente ci parla e ci invita, è il modo con cui egli ci esprime il suo amore, per darci la sua pienezza di Vita.

Potremmo rappresentarcela con l’immagine del sole i cui raggi sono come la sua volontà su ciascuno di noi. Ognuno cammina su un raggio, distinto dal raggio di chi ci è accanto, ma pur sempre su un raggio di sole, cioè sulla volontà di Dio. Tutti, dunque, facciamo una sola volontà, quella di Dio, ma per ognuno essa è diversa. I raggi poi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano tra di loro. Anche noi, quanto più ci avviciniamo a Dio, con l’adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi… finché tutti saremo uno.

Il momento passato non è più; quello futuro non è ancora in nostro possesso. Dio lo possiamo amare soltanto nel presente che ci è dato.

L’essere tutti proiettati nella divina volontà di quell’attimo (ciò che vuoi tu) ci porterà di conseguenza al distacco da tutte le cose e dal nostro io (non ciò che io voglio), distacco non tanto cercato di proposito, perché si cerca Dio solo, ma trovato di fatto. Allora la gioia sarà piena.

stralci da una commento di Chiara Lubich

 

Un amico, Angelo, che scopro disoccupato, mi comunica un grande dolore: la morte della sua figlia neonata. Quando ci lasciamo ho in cuore un unico desiderio: fare qualcosa per lui. Il giorno dopo il mio primo pensiero è stato: voglio cercare lavoro per Angelo.

Tra le pochissime possibilità  in un Paese con tanta disoccupazione, mi viene in mente Carlo, un altro amico, manager in una grossa ditta.

Ma la giornata che mi aspetta è così impegnativa che mi rendo conto che non riuscirò a contattarlo. Durante la messa mi lamento un po’ con Gesù: “Mi chiedi troppo!”.

Mentre sono per strada, per andare a trovare una persona che attraversa una situazione tanto dolorosa - uno dei compiti previsti per quella giornata - affido al Padre il lavoro di Angelo.

Ascolto per ore, con grandissima pace, quella persona che alla fine è veramente sollevata e contenta.

Tornando a casa, un messaggio. È di Angelo che ha trovato lavoro. È felice. E lo sono anch’io. Ma la sua seconda frase mi commuove proprio: il lavoro è presso la ditta di Carlo, il manager, col quale è venuto in contatto attraverso un’altra strada.

X. Z., Italia