13 marzo 2005 - 5 a QUARESIMA

Ez 37,12-14 / Rm 8,8-11 / Gv 11,1-45

Io sono la risurrezione e la vita
(Gv 11,25)

Anche il racconto della risurrezione di Lazzaro è un episodio che accompagnava l'antico cammino battesimale . Gesù è l' acqua viva (brano della samaritana); Gesù è la luce (brano del cieco nato ); Gesù è la VITA : la pagina di oggi.

La forma ottagonale delle vasche battesimali esprimeva questo significato. Il numero 8 indica il tempo eterno oltre il tempo umano scandito dal numero 7 (la settimana). La domenica, giorno del Signore , è il 1° e l'8° giorno.

C'è bisogno per questa umanità di segni straordinari, cioè di VITA ETERNA. Il dare la vita è una chiamata e un impegno di ogni giorno. Anche nelle piccole cose, ogni azione avrà il segno dell'eternità se sapremo mettere da parte «questa» vita per far risplendere «l'altra». E questo avviene sempre attraverso l'amore che ha due aspetti: il morire perché l'altro viva , dimenticando il proprio interesse per la felicità altrui.

Alla Stazione Termini vengo urtata da un giovane extracomunitario, inseguito da tre uomini: «È un ladro, fermatelo!». La folla lo fermò facendolo cadere a terra. Gli inseguitori lo insultavano e lo riempivano di percosse e di calci allo stomaco.

Mi precipitati di corsa, spiazzando tutti, dando colpi a destra e a manca con la mia borsa e mi gettai su di lui, facendogli da scudo. Il giovane gridava forte di salvarlo dagli aggressori, i quali, vedendo il mio atteggiamento, si fermarono. Gridavo: «Non vi vergognate di trattarlo in questo modo? Cosa ha fatto di tanto grave per essere trattato così?». «Mi ha rubato il portafoglio!», rispose uno di loro. Il ragazzo - giovane, aveva 16 anni - mi disse di aver rubato per comprare un po' di pane per sopravvivere poiché erano due giorni che non toccava cibo e dormiva sotto i ponti.

Durante il tragitto in ospedale con i carabinieri, mi stringeva forte dicendomi: «Mamma, tu mi hai salvato la vita. Tu sei la mia mamma italiana.» Arrivati al Pronto soccorso gli furono diagnosticati un trauma cranico e lesioni a tre costole. Poiché era sprovvisto di vestiario per la degenza, mi recai ad acquistare il necessario e poi lo portammo in corsia.

Mentre accudivo il ragazzo, i carabinieri e le suore stilarono il referto medico, chiedendomi se fossi una sua parente. Risposi di no. Vidi negli occhi dei presenti perplessità ed emozione. Mi chiesero perché avessi fatto tutto ciò e dissi che cerco di vivere ogni giorno l'amore reciproco, cercando di vedere Dio nel volto di ogni fratello. La suora, con gli occhi rossi, mi disse che le avevo dato una bella lezione d'amore, perché solo chi vive il Vangelo può fare questo. «Lei gli ha salvato la vita - mi disse -, ora io mi prenderò cura di lui». Anche i carabinieri mi ringraziarono del gesto, dicendo che avevo rischiato molto.

La giustizia ha fatto il suo corso; so, però, che oggi questo ragazzo vive in una comunità cattolica come custode, segnalato dalla suora dell'ospedale.

M. T., Italia