13 gennaio 2002 – BATTESIMO DEL SIGNORE

Is 42,1-4.6-7 / At 10,34-38 / Mt 3,13–17

 

HO POSTO IL MIO SPIRITO SU DI LUI

Is 42,1

 

“Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui”, così comincia il primo dei quattro carmi del Servo del Signore, presenti nel Secondo Isaia. Il compito di questo Servo è di rivelare la volontà di Dio, che consiste nel portare tra gli uomini la giustizia. Egli non realizzerà tale impresa con le armi, né con la forza, ma con lo stile dello Spirito: soavità e mansuetudine con il debole e con il vacillante, accompagnate da fermezza nel soffrire e da tenacia nel realizzare l’impresa.

Questo servo è immagine di Gesù ed è immagine di ciascuno di noi singolarmente e di noi insieme, come famiglia di Dio.   È lo Spirito Santo infatti che ci permette di riconoscere Gesù come il nostro Signore e di vivere la nostra esistenza quotidiana in riferimento a Lui.

Quante volte abbiamo sentito parlare della vita spirituale! Significa proprio vita secondo lo Spirito. L’abbiamo ricevuto in dono, come il Servo del Signore, nel giorno del nostro Battesimo e siamo chiamati ad essere docili alla sua guida e ai suoi impulsi.

Anche a ciascuno di noi il Signore affida una grande missione e nella misura in cui ci lasciamo guidare dallo Spirito, che ci conduce per strade sempre nuove umanamente imprevedibili, sapremo attuarla. Questo è un tempo di primavera della Chiesa, evidenziata dal Concilio Vaticano II e da tutte quelle Comunità e Movimenti che ne rendono vivo e attraente il volto ai nostri contemporanei. È lo Spirito Santo che dà le sue risposte alle necessità del mondo attuale. Anche noi se ci lasciamo guidare non dai nostri piani e progetti, ma dallo Spirito che ci rende simili a Gesù, sapremo essere una risposta viva e adeguata a tutte le situazioni che incontriamo nel nostro ambiente di vita.

G. C.

 

Affidandomi allo Spirito Santo, un mattino ho suonato il campanello della casa di Elena, la cui figlia, Patrizia, avrebbe dovuto abortire per la terza volta. Ricordo che mi rispose al citofono una voce assonnata e seccata: “Chi è? La mia mamma non c’è!”. Ed io, titubante: “Patrizia, sei tu? Mi apri? Ho bisogno di parlare con te”. Entrai in ascensore, il cuore mi scoppiava... “E ora cosa le dico? Non mi conosce neppure, mi metterà alla porta! Spirito Santo, illuminami tu, parla attraverso la mia bocca”. Ed è stato così... Ora, quando Patrizia mi vede, mi presenta la sua piccola Alice e mi dice: “È anche figlia tua!”.

M. B., Firenze (da “Scrivere il Vangelo con la vita”)