12 ottobre 2003 – 28ª domenica t.ord.

Sap 7,7-11 / Eb 4,12-13 / Mc 10,17-30
Vendi ciò che hai… poi vieni e seguimi

(Mc 10,21)

Talvolta pensiamo che ad impedirci di fare una vera esperienza di fede nella vita siano i dubbi che possono prenderci, o i peccati che si frappongono tra noi e Dio.

La parola di Dio invece sottolinea che il vero impedimento sono le ricchezze che riempiono il nostro cuore e prendono la nostra mente per cui Lui non può più entrarci. Possono essere cose di ordine materiale, o altri tipi di attaccamenti. Vediamo anche attorno a noi che dove prevale l’avere non c’è più spazio per lo spirito e i suoi valori, e la vita perde il suo significato.

Come un bicchiere per essere riempito di buon vino deve prima essere vuoto perché se è pieno di altre bevande non può contenere più niente, così il nostro cuore se è pieno di cose non ha più spazio per Dio e la sapienza che vuol donarci. Facciamo perciò spazio all’AMORE nei nostri atteggiamenti concreti e ci scopriremo seguaci di quel Dio che ha spogliato se stesso e si è fatto povero per darci la sua vita.

 

 

Dopo la laurea a pieni voti in Economia e Commercio a Venezia, a 24 anni mi definivo apertamente ateo e, pur venendo da una famiglia non abbiente, non mi sono mancati né il denaro né le avventure. Ciò nonostante a trent’anni mi sentivo infelice. Mi procurai un Vangelo e ascoltando involontariamente un discorso di un sacerdote ed una persona sconosciuta, compresi che il Vangelo occorre viverlo. Quando il sacerdote se ne fu andato, fermai quel signore perché rispondesse alle mie domande. Egli rimase con me per più di tre ore.

Partecipai poi ad un incontro per il Mondo dell’economia promosso dal Movimento dei Focolari. Ascoltammo esperienze di lavoro pervase d’amore verso il prossimo e ben produttive sul piano economico. Furono due giorni di paradiso! All’Università non avevo appreso che ci possono essere dei miracoli economici. Secondo l’opinione comune, nell’industria e nel commercio prevalgono i “furbi”. Eppure i miei studi e la mia esperienza mi hanno portato a concludere diversamente, con risultati alla mano: i prodotti buoni e a buon mercato davano utili all’impresa, gli altri no. Il Vangelo quindi è il primo manuale dell’economista; basta sperimentarlo e se ne avrà conferma. L’amore di Dio ha legato così tutta la mia vita come un filo d’oro, i momenti più luminosi e quelli più bui, da quando l’ho conosciuto ha trasformato radicalmente la mia persona improntando anche la vita della mia famiglia. Ad esempio la provvidenza è sempre stata puntuale. Mai ho dovuto vergognarmi d’aver avuto sette figli che Dio mi ha aiutato a far crescere.

Guido Genovese