12 febbraio 2006 - 6a domenica t. ord.
Lv 13,1-2.45-46 / 1Cor 10,31 - 11,1 / Mc 1,40-45
Se vuoi, puoi guarirmi!
(Mc 1,40)
“Lebbrosi” nel corpo e nell’anima invocano in ginocchio: “Se
vuoi puoi guarirmi!”. Il primo ha rivolto la sua supplica a Gesù, il
paralitico del tempio a Pietro e Giovanni, che lo guariscono come avrebbe fatto
Gesù; oggi i “lebbrosi” di ogni tipo si rivolgono alla Chiesa, ai discepoli di
Gesù.
“Testimoni di Gesù risorto. speranza del mondo” è il titolo del
convegno della Chiesa Italiana dell’ottobre 2006. Un appello appunto a mostrare
la salvezza che Cristo opera anche oggi per l’uomo là dove vive: nella vita
affettiva come nel lavoro e nella festa, nelle situazioni di fragilità, come
nella cultura e nella vita civile.
Questo brano del Vangelo ci indica come avvicinarsi all’uomo per
guarirlo: “Gesù lo toccò”. Toccarlo non significa solamente rischio di
contagio, ma anche partecipazione alla sua stessa “impurità”. Occorre
“sporcarsi le mani” con i panni maleodoranti del barbone quanto con gli
intricati meccanismi dell’economia e della politica, farsi carico della
sofferenza e della colpa, come Gesù, accanto ad ogni uomo per mettere
sulle proprie spalle la croce dell’altro e ripercorrere insieme la via che
passando dal Calvario arriva alla Risurrezione.
NEL QUARTIERE
Siamo l’unica famiglia albanese musulmana
in mezzo a cristiani e macedoni in un quartiere di Skopje. Siamo qui da 30 anni
e abbiamo costruito bei rapporti con i vicini di casa. Poi quella brutta guerra
che nessuno voleva.
Come conseguenza: paura e tensioni tra le
diverse etnie, famiglie vaganti da una parte all’altra della città in cerca di
luoghi etnicamente omogenei.
Con tristezza, anche noi abbiamo deciso di
vendere la casa. Hanno cominciato ad arrivare i possibili acquirenti e ciò è
stato notato dai nostri vicini. Un giorno 15 di loro sono venuti a dirci: “Se
volete vendere la vostra casa per migliore la condizione di vita, ok. Ma se
fate questo per paura, sappiate che noi vi saremo sempre accanto e non
permetteremo che vi succeda del male. Prima devono farlo a noi”. Abbiamo così
cambiato idea e deciso di rimanere. Non dimenticheremo quel momento: era come
l’amore che ritornava. Dentro ci si è radicata ancor più la convinzione che si
può costruire la fraternità fra gli uomini.
A.G.S., Macedonia