11 settembre 2005 - 24a domenica t. ord.

Sir 27,30 - 28,9 / Rm 14,7-9 / Mt 18,21-35

Quante volte dovrò perdonare al mio fratello?

(Mt 18,21)

 

Il tema del vangelo di questa domenica è il perdono. Pietro, domandando se sono sufficienti sette volte (sette è un numero che indica perfezione, pienezza), si dimostra disponibile ad un perdono generoso. Gesù, però, ancora una volta ribalta la prospettiva spingendosi ben oltre la legge stabilita: bisogna perdonare «fino a settanta volte sette», cioè sempre.

Il perdono è una scelta umanamente difficile. Per questo Gesù con il comando di perdonare fornisce un motivo per farlo: perché Dio, per primo, ha perdonato e perdona a noi. Gesù ci ha dato un esempio sublime di perdono e ci ha meritato anche la grazia di perdonare. Il perdono è il centro della vita cristiana: mi rende figlio del Padre e fratello dei miei simili. Il perdono non nega la realtà del male. Ma va al di là perché proprio in esso si celebra il trionfo dell’amore gratuito e incondizionato. Un amore che non perdona, non è amore. Si può stare insieme non perché non si sbaglia, non ci si offende, ma perché si perdona e si è perdonati. Il male invece di dividere, unisce nel perdono reciproco. E il perdono è la vittoria costante dell’amore.