10/11/2002 – 32a domenica t.o. 

Sap 6,12-16 / 1 Ts 4,13-18 / Mt 25,1-13

 

Vegliate, perché non sapete né giorno, né ora ( Mt 25,13)

 

Come avverrà la fine del mondo? - domandano i discepoli a Gesù - e quando arriverà? Il futuro è infatti misterioso e spesso fa paura. Anche oggi c’è chi interroga i maghi e indaga l’oroscopo per sapere come sarà il futuro, cosa accadrà…

La risposta di Gesù è limpida: la fine dei tempi coincide con la sua venuta. Lui, Signore della storia, tornerà. È Lui il punto luminoso del nostro futuro.

E quando avverrà questo incontro? Nessuno lo sa, può avvenire in qualsiasi momento. La nostra vita è infatti nelle sue mani. Lui ce l’ha data; Lui può riprenderla anche all’improvviso, senza preavviso. Tuttavia ci avverte: avrete modo d’essere pronti a questo evento se vigilerete.

Con queste parole Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui verrà. La nostra vita sulla terra terminerà ed inizierà una vita nuova, che non avrà più fine. Nessuno oggi vuole parlare della morte... A volte si fa di tutto per distrarsi, immergendosi completamente nelle occupazioni quotidiane, fino a dimenticare Colui che ci ha dato la vita e che ce la richiederà per introdurci nella pienezza della vita, nella comunione con il Padre suo, nel Paradiso.

Saremo pronti ad incontrarlo? Avremo la lampada accesa, come le vergini prudenti che attendono lo sposo? Ossia, saremo nell’amore? Oppure la nostra lampada sarà spenta perché, presi dalle tante cose da fare, dalle gioie effimere, dal possesso dei beni materiali, ci siamo dimenticati della sola cosa necessaria: amare?

Ma come vegliare? Innanzitutto, lo sappiamo, veglia bene proprio chi ama. Lo sa la sposa che attende il marito che ha fatto tardi al lavoro o che deve tornare da un viaggio lontano; lo sa la mamma che trepida per il figlio che ancora non rincasa; lo sa l’innamorato che non vede l’ora d’incontrare l’innamorata… Chi ama sa attendere anche quando l’altro tarda.

Si attende Gesù amando concretamente, servendolo ad esempio in chi ci è vicino, o impegnandosi alla edificazione di una società più giusta.

Proprio perché non sappiamo né il giorno né l’ora della sua venuta, possiamo concentrarci più facilmente nell’oggi che ci è dato, nell’affanno del giorno, nel presente che la Provvidenza ci offre da vivere.

stralci da un commento di Chiara Lubich

 

MI SONO RESO CONTO CHE DIO MI AMA

 

A Melbourne, una volta, le suore raccolsero un uomo sulla strada. Era un alcolizzato senza nome, senza lavoro, senza niente. Un vero reietto della società. Dopo una settimana, quando era ormai ristabilito, quest’uomo andò dalla suora e le disse. “Adesso sto bene e ritorno a casa. Non berrò mai più. Mi sono reso conto che Dio mi ama”.

Tornò a casa sua, da sua moglie e dai suoi figli e si mise a lavorare.

Dopo un mese, si presentò con il primo salario e lo diede a suor Monica, dicendo: “Si serva di questo denaro per mostrare l’amore di Dio ad altri, come ha fatto a me”. 

da “Madre Teresa di Calcutta”