10 agosto 2003 – 19ª t.o.

1Re 19,4-8 / Ef 4,30 - 5,2 / Gv 6,41-51
Io sono il pane della vita

(Gv 6,48)

In Gesù, Parola diventata carne, si rivela il compimento di ciò che l’esodo e l’alleanza significano: il disegno di Dio di comunicare la sua vita all’uomo. Mangiare e assimilare lui, Figlio amato dal Padre che ama i fratelli, è la nuova legge. Quando mangiamo l’Eucaristia riceviamo il dono più grande di Dio: il Corpo e il Sangue del Figlio, che ci mette in comunione di vita con lui e con il Padre. Partecipiamo della vita della Trinità, amore eterno tra Padre e Figlio e Spirito Santo.

“Quando guardiamo la croce, vediamo quanto Gesù ci ha amato; quando guardiamo il tabernacolo vediamo quanto Gesù ci ama”, diceva Madre Teresa di Calcutta. E il Ministro indiano per gli affari sociali alla madre diceva: “Facciamo lo stesso lavoro, ma c’è una differenza: noi lo facciamo per qualcosa, voi per Qualcuno”. Ecco, mangiare il Pane della vita è diventare come lui: pane della vita per ogni fratello che incontriamo.