10 luglio 2005 - 15a domenica t. ord.

Is 55,10-11 / Rm 8,18-23 / Mt 13,1-23

 

Chi ascolta la Parola e la comprende dà frutto

(Mt 13,23)

 

Gesù racconta ai suoi uditori alcune parabole che rivelano come Dio guida la storia di questo mondo. La prima parabola presenta un contrasto tra le difficoltà della semina e la sorpresa del frutto insperato. La Parola di Dio, viva ed eterna, è seme immortale, che ci rigenera ad immagine di Dio. Gesù l’ha annunciata. Ma il cuore dell’uomo, come terra infeconda, non l’accoglie. Per fortuna Dio getta «il seme della Parola del regno» con la certezza del contadino che ne conosce la forza vitale.

Gesù non sceglie terreni, non scarta persone: tutti siamo campo di Dio. Gesù semina ovunque. Seminare è sempre un atto di fede nel seme e nella terra. È bello pensare che Dio si fida di noi, del nostro cuore che accoglie la Parola. Talvolta da parte nostra ci sono resistenze. La parabola diventa allora una chiamata a guardare a queste possibili resistenze non per abbatterci, ma per chiedere e ottenere la libertà da esse e accogliere ciò che Lui vuole darci. È il dono della fede che fa ascoltare la Parola come Parola di Dio; è il dono della speranza che ce la fa custodire (comprendere: significa prendere dentro) e crescere; è il dono dell’amore che permette alla Parola di fruttificare. I tre doni fanno del nostro cuore una terra buona e feconda. E il frutto è che diventiamo come Gesù. Lasciamoci guidare dall’amore che fa fruttificare la Parola ascoltata e saranno frutti di bontà, di accoglienza, di servizio e di condivisione.