10 aprile 2005 - 3 a di PASQUA

At 2,14.22-33 / 1Pt 1,17-21 / Lc 24,13-35

Arde il nostro cuore mentre ci parli
(Lc 24,32)

Per l'evangelista Luca il Giorno di Pasqua non finisce mai.

I due discepoli che si stanno recando ad Emmaus sono sotto l'influsso della «notizia» che serpeggia nella Comunità : «Gesù è risorto!» .

Nemmeno le parole di Gesù che fa strada con loro riescono a smuovere la loro titubanza e la loro delusione, anche se, ma lo riconosceranno solo più tardi, il loro cuore «ardeva».

Rimanendo con Lui ricevono la Grazia di aprire gli occhi ed il cuore all'intimità con Gesù. Questo incontro li trasforma in testimoni convinti e gioiosi del Risorto e veramente il cuore incomincia ad ardere nell'ascolto della Parola e nell'Eucarestia.

Anche il nostro cuore sarà infiammato dall'ardore e dalla carica spirituale di Gesù se saremo capaci di «stare con Lui», riconoscendolo nella Sua Parola, incontrandolo nell'Eucarestia e, soprattutto, sperimentando la Sua Presenza nella vita di Comunione fatta nella Chiesa.

Allora sarà Lui, anche attraverso di noi, a parlare con forza e a donare la Sua luce a tutti.

L'anno scorso ho finito la scuola superiore. Da noi è un momento molto atteso, perché finalmente puoi cominciare una vita indipendente e cambiare anche città per lo studio. Mentre i miei amici erano impegnati a fare piani, io avevo deciso di sperimentare qualcosa di diverso: dare un anno del mio tempo per Dio. Per questo sono partita per la cittadella di Tagaytay (Filippine), dove ho vissuto con altre ragazze un'esperienza di Vangelo vissuto.

Arrivata là, è stato veramente difficile! Niente mi era familiare. Ho cominciato a dubitare di aver fatto la scelta giusta. Anch'io allora, come loro, ho cercato di fare l'unica cosa che potevo: amare chi mi stava vicino, certa che Dio mi avrebbe guidato. E amando, senza aspettarmi niente, ogni cosa diventava più chiara e semplice: ascoltare o parlare con una ragazza, cucinare pensando a quello che piace alle altre, pulire non solo la parte che spettava a me...

Lavoravo a Bukas Palad , il Centro sociale di Tagaytay che si prende cura delle famiglie in necessità. Non immaginavo che si potesse vivere in tanta povertà, in baracche dove non c'è spazio per tutti, manca il pavimento, il tetto... Eppure vedevo le persone felici. Lavoravo con i bambini e qualche volta andavo a visitare le famiglie. Ogni giorno cercavo veramente di vedere Gesù in ciascuno. È stato un grande dono.

Sono tornata in Germania arricchita da tante scoperte e ora vedo tutto con occhi nuovi. Ho un unico desiderio: continuare la mia vita senza voltarmi indietro, ma puntando sempre in avanti.

Maria Andree, Colonia (Germania)