9 novembre 2003 – Ded. Basilica Lateranense

1Re 8,22-23.27-30 / 1Pt 2,4-9 / Gv 4,19-24
Adorare il Padre in spirito e verità

(Gv 4,23)

Queste parole Gesù disse ad una donna di Samaria, durante una pausa, accanto ad un pozzo dove la donna era giunta per attingere acqua. Un dialogo stupendo, profondo, in cui Gesù scava nella vita sociale e religiosa della donna, fino a farle capire di avere davanti a sé il profeta promesso, il Messia.

Uno dei passaggi più forti è quello espresso dall’affermazione di Gesù: “I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità“, per indicare il luogo dell’incontro vero con Dio: nello Spirito Santo e in Lui Gesù che è la Verità.

Gesù insegna anche a noi che l’incontro con Dio non è legato a dei posti materiali (un mondo, una città), ma ad un posto dentro, interiore. Il Padre si incontra con l’amore che viene dallo Spirito Santo e dalla Verità che è Gesù: in Spirito e Verità.

La Chiesa oggi ricorda una cattedrale molto importante, simbolo di tutte le chiese del mondo: la Basilica del Papa a Roma. Ma in questi edifici, dove si incontra la famiglia dei figli di Dio, si deve entrare per incontrare il Padre animati dall’Amore che è lo Spirito Santo e dalla Verità che è Gesù.

 

Ho, insieme con un socio, una piccola ditta d’importazione d’apparecchiature medicali. Sono molto costose e quindi le vendite non sono facili.

È purtroppo prassi, negli ospedali pubblici, che le persone incaricate degli acquisti chiedano delle tangenti ai fornitori. Col mio socio non siamo mai stati d’accordo con queste procedure e, per questo motivo, abbiamo perso alcune possibilità concrete di vendita.

In un periodo molto difficile, di poche vendite, un nostro venditore viene al mio ufficio per dirmi che per realizzare una possibile vendita - quasi pronta - la persona dell’ufficio acquisti chiedeva “una cortesia” da parte nostra. Capivo che per il nostro venditore era molto importante che si concretizzasse quell’operazione, poiché il suo stipendio è a percentuale sulle vendite. Sereno, ho parlato chiaramente con lui, dicendo le mie convinzioni: questo era un atto di corruzione che, anche se dava dei guadagni, non era d’accordo con la linea presa dalla nostra ditta. È uscito dall’ufficio pensieroso, ma dopo un po’ è tornato deciso: rinunciava alla vendita a quelle condizioni.

In quello stesso pomeriggio suona il telefono: era un medico col quale da tempo si cercava di concludere una grossa vendita, ma che era stata sempre da lui rimandata. All’improvviso mi conferma che è deciso ad acquistare il nostro prodotto: il costo era esattamente dieci volte di più rispetto a quello della mancata vendita.

Quando ho messo giù il telefono, sorpreso e felice, ho ricordato, col fatto avvenuto poche ore prima, le parole di Gesù: “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia, il resto vi verrà in soprappiù”.

Ho voluto condividere subito col mio dipendente la gran gioia che provavo, e anche lui ha potuto toccare con mano la provvidenza di Dio.

J. B., Buenos Aires (idem)