9 gennaio 2005 - BATTESIMO DEL SIGNORE

Is 42,1-4.6-7 / At 10,34-38/ Mt 3,13-17

 

Vide lo Spirito venire su di lui

(Mt 3,16)

 

La festa del Battesimo di Gesù ci offre l’occasione per riflettere sul modo di affrontare la vita:

- si può fuggire le difficoltà (evasione, droga, sballo, evitare problemi e persone fastidiose...); è una scelta «atea»: mi arrangio... mi salvo da solo;

- si può accusare gli altri del male (dal governo alla chiesa, ai familiari, ai colleghi...); è ancora una scelta «atea»: io avrei la soluzione ma nessuno mi segue; spesso di conseguenza scelgo la via della forza: con le buone o le cattive l’altro deve ascoltarmi;

- Gesù preferisce prendere su di sé il peso del male degli altri; questo è rappresentato dall’entrare nell’acqua. È la legge dell’incarnazione; Gesù si carica del male e lo guarisce con l’amore donato fino a dare la vita, senza fuggire neanche davanti alla morte e senza accusare («non sanno quello che fanno»).

Non si tratta di essere «eroi o superuomini»; con il Battesimo ci è stato dato lo Spirito Santo. È lo stesso Spirito che ha agito in Gesù. Nei nostri limiti e paure sperimenteremo questa Forza. Crediamoci, nelle difficoltà che non mancheranno.

 

 

Un giorno sono andata ad ispezionare un’impresa accusata di tante irregolarità, come stipendi ingiusti, mancata concessione del riposo settimanale, ore straordinarie non remunerate...

Appena arrivata, il proprietario mi ha preso da parte, pensando che fossi più interessata a ricevere dei soldi che non a iniziare l’ispezione. Quando l’ho messo a conoscenza della serietà del mio lavoro, ha cambiato completamente atteggiamento, mi ha parlato con molta aggressività, dicendomi che era lui a dettare legge nella sua impresa, che io potevo fare tante multe, ma lui non avrebbe cambiato nulla, e che, pur sapendo che avrei persistito, non aveva paura.

Affidata a Gesù, ho avvertito il coraggio e la forza di mantenermi serena e ferma nel mio proposito, anche se mi sentivo distrutta. Ho scritto l’atto d’infrazione mentre l’imprenditore era sempre più bellicoso. Ho dovuto ritornare, due, tre, quattro volte... Ma ogni volta dovevo superarmi perché non mi sentivo accolta, anzi... L’ispezione è durata quattro mesi e finalmente in quell’impresa hanno capito che era l’amore per gli altri, per i dipendenti, che mi faceva agire in quel modo, e non solo il voler far applicare la legge! Hanno preso allora con serietà ogni orientamento, realizzandolo.

Giorni fa ho incontrato il figlio del proprietario che, facendomi molta festa, mi ha chiesto quando sarei ritornata per una nuova ispezione! Anche il padre, un giorno per strada, mi ha chiamato con gioia: «L’ho vista da lontano e volevo salutarla!». Aveva gli occhi sereni e colmi di gratitudine!

 

MDR. F.C., Brasile