8 Dicembre 2000 - IMMACOLATA

Gn 3,9-15.20 / Ef 1,3-6.11-12 / Lc 1,26-38

 

IL PADRE CI HA SCELTI PER ESSERE IMMACOLATI NELLA CARITÀ (Ef 1,4)

 

Come Gesù con la trasfigurazione sul Tabor ha preparato gli apostoli all’esperienza del Calvario e della Pasqua, così l’Immacolata incoraggia l’umanità nel suo cammino verso il Cielo, ossia nella realizzazione della chiamata ad essere tutti figli di Dio e, come tali, risplendenti davanti a Lui e nella carità. E tutto ciò grazie a Gesù che ci ha redenti e ci ha fatti partecipi della vita trinitaria, ossia della vita dell’Amore.

L’Immacolata è l’umanità pienamente realizzata secondo il disegno di Dio, ed è la Madre che, tenendoci per mano, ci guida e ci aiuta nel cammino che è stato anche il suo, e che ha espresso nella risposta all’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Servire significa amare; eccomi significa prontezza; avvenga di me quello che hai detto significa totale adesione alla volontà di Dio.

Il Papa nella beatificazione di Papa Giovanni XXIII ha ripetuto che la santità consiste nel fare ogni giorno la volontà di Dio, che equivale ad amare.

Maria è il modello più sublime e l’aiuto nel realizzare in noi il progetto di Dio.

Potremmo anche dire che Maria è talmente la madre dell’Amore che non solo ci insegna ad amare e servire, ma anche supplisce al nostro poco amore con il suo cuore pieno di misericordia.

Gaetano B.

 

S. M. Giuseppina Bakhita, ragazza del Sudan, fu rapita e venduta più volte come schiava e, alla fine, la Provvidenza la condusse in Italia dove ha conosciuto la libertà e la fede in Gesù. Fattasi suora canossiana, morì a Schio (Vicenza) l’8 febbraio 1947. Il Papa la proclamò santa il 1° ottobre 2000.

Il giorno della sua morte era sabato. Nel delirio aveva implorato: “Rallentatemi le catene, pesano!”. Dopo qualche istante la vedono più sollevata e le dicono: “M. Giuseppina, come sta? Oggi è sabato”. Dopo qualche momento mormora: “Quanto sono contenta: la Madonna, la Madonna!”. Furono le sue ultime parole.

Qualche tempo prima alla domanda di una suora: “M. Giuseppina, come va?” aveva risposto lentamente: “Me ne vado, adagio, adagio, verso l’eternità... Me ne vado con due valigie: una contiene i miei peccati, l’altra, ben più pesante, i meriti infiniti di Gesù. Quando comparirò davanti al tribunale di Dio, coprirò la mia brutta valigia con i meriti della Madonna, poi aprirò l’altra, presenterò i meriti di Gesù e dirò all’Eterno Padre: «Ora giudicate quello che vedete!». Oh, sono sicura che non sarò rimandata! Allora mi volterò verso S. Pietro e gli dirò: «Chiudi pure la porta, perché resto!».