6 gennaio 2004 - EPIFANIA DEL SIGNORE

Is 60,1-6 / Ef 3,2-3.5-6 / Mt 2,1-12

Abbiamo visto sorgere la sua stella

(Mt 2,2)

 

Il periodo delle festività si conclude con l’Epifania che significa manifestazione. È Gesù che viene mostrato a tutti i popoli della terra rappresentati dai magi.

Il loro camminare, imparando a vedere i segni della presenza di Dio, è emblematico per ogni uomo di buona volontà che ricerca la verità. Quella stella in quei giorni l’hanno potuta vedere tutti gli abitanti della Palestina, ma solo i magi hanno saputo cogliervi un segno di Dio, si sono lasciati guidare dalla sua luce. Quante realtà, anche naturali, ci parlano di Dio, quanti avvenimenti nella nostra esistenza sono delle stelle che si accendono nella nostra vita: un incontro, una gioia autentica, un atto di amore gratuito, una buona lettura... ma spesso la distrazione, o la pigrizia, o la nostra comodità ci impediscono di metterci in cammino.

Non dimentichiamo che la stella nella Bibbia è un glorioso segno messianico e l’Apocalisse chiama Gesù “radiosa stella del mattino” (Ap. 2,28; 22,16). L’Epifania, proprio perché è la celebrazione di una rivelazione della luce divina dovrebbe essere il giorno in cui il credente ritrova la sua stella interiore e giunge a contemplare in pienezza il suo Signore.

L’immergerci nella luce di Dio, della sua Parola, della sua presenza in mezzo a noi, diventa sorgente di luce in noi e ci costringe ad abbandonare le povere lampade dei nostri calcoli, dei piccoli progetti, del nostro io, per abbracciare quelli di Dio. Così il nostro quotidiano, grigio e ripetitivo, sarà illuminato e diventeremo coloro che portano un annuncio di speranza.

 

 

Un amico filosofo e un po’ poeta, mi ha raccontato questa storia. Un passante si fermò un giorno davanti a una cava dove lavoravano tre uomini. Egli chiese al primo: “Che cosa fai, amico?”. Quello rispose senza alzare la testa: “Mi guadagno il pane”. Chiese al secondo: “Che cosa fai amico?”. E l’operaio, accarezzando l’oggetto delle sue cure, spiegò: “Vedete? Taglio una bella pietra…”. Chiese all’ultimo: “Che fai, amico?”. E l’uomo, alzando verso di lui degli occhi pieni di gioia, esclamò: “Costruiamo una cattedrale!”.

Tutti e tre compivano lo stesso lavoro. Il primo si accontentava di ricavarne da vivere; il secondo gli aveva già dato un senso; ma solo il terzo gli conferiva la sua grandezza e dignità. Oh giovani, costruite anche voi la vostra cattedrale! Col vostro sforzo di tutti i giorni. Perché ogni lavoro è nobile quando è appeso a una stella. Il segreto della felicità e di fare tutto con amore. Un uomo, anche solo, se dà ogni giorno il suo colpo di piccone nella stessa direzione, senza lasciarsi distrarre o distogliere, se ogni giorno insiste nel suo sforzo con gli occhi fissi ad un’unica stella, finisce sempre con l’aprire una strada.

Dal messaggio ai giovani di Raoul Follereau, 1973

 

La stella non si è ingannata

quando ha chiamato chi era più lontano,

perché s’incamminasse verso il Dio a lui vicino.

La stella non si è ingannata

indicando la via del deserto,

la più umile, la più dura.

La stella non si è ingannata

fermandosi sopra la casa di gente umile:

è nato là il grande futuro.

Il tuo cuore non si è ingannato

mettendosi in cammino

in cerca dell’ignoto.

Il tuo cuore non si è ingannato

non cedendo

alla vana impazienza.

Il tuo cuore non si è ingannato

nell’inginocchiarsi

dinanzi al Bambino.

 

Klaus Hemmerle