6 gennaio 2003 – Epifania del Signore

Is 60,1-6 / Ef 3,2-3.5-6 / Mt 2,1-12

Su di te risplende il Signore (Is 60,2)

L’Epifania, che in Oriente corrisponde al nostro Natale, è la festa della manifestazione di Gesù ai popoli, quindi è la festa della luce.

Si avverano oggi per noi credenti, che ci sentiamo spesso immersi nelle tenebre del male, le parole del profeta Isaia: “Mentre le tenebre ricoprono la terra, su di te risplende il Signore”.  E sono piene di speranza anche per chi non crede: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”.

Le tenebre, rappresentate nel vangelo da Erode, dai sacerdoti del tempio e dalla città di Gerusalemme, emergono anche oggi in modo vistoso. Il male sembra prevalere. Ma sarà vinto dalla luce che Gesù emana dalla culla. Anzi, come un giorno questa luce divina ha attirato i Magi, così ha la forza di attirare ancora i popoli lontani a riconoscere e adorare il Salvatore di tutti gli uomini.

Quante persone infatti che sono alla ricerca di Dio vengono illuminate e, “dopo aver visto il Bambino e Maria sua Madre”, sono trasformati in apostoli di Gesù. E così anche tanti altri, al pari di noi, - dice san Paolo - possono “partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo”.

Che la luce, donataci dalla nascita di Cristo, continui ancora a risplendere attraverso la sua Parola, che vorremo vivere ora con più decisione.

Giovanni R.

 

Ogni mattina, prima di andare a scuola, faccio una scappatina in chiesa per salutare Gesù e affidare a Lui tutta la giornata.

Varie volte però ho pensato: “E se mi vedessero i miei amici? Chissà cosa mi direbbero!”.

Per paura che ciò accadesse cercavo di entrare di nascosto, facendo attenzione che non ci fosse in giro nessuno. Finché un giorno, però, mi sono accorta che questo modo di fare non era in linea con la mia scelta di vita.

Mi sono ricordata delle parole di Gesù: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio”. Così ho capito che dovevo essere pronta a testimoniare Gesù anche a costo di essere derisa.

E ben presto è arrivata l’occasione.

Un giorno, uscendo dalla chiesa, ho incontrato un mio compagno e lui subito mi ha chiesto se avevo l’abitudine di fare così ogni mattina. Io gli ho risposto di sì, però tra me pensavo: “Ed ora cosa mi dirà? Certamente che il mio atteggiamento è sorpassato!”. Ed invece con mia grande meraviglia, dopo un attimo di silenzio, ha esclamato: “Sai... secondo me fai bene!”.

Ho provato una grandissima gioia, soprattutto perché vedevo che anche in lui c’era l’esigenza di un rapporto con Gesù:

E chissà ancora in quanti altri miei compagni c’è questa stessa esigenza, magari un po’ nascosta ed aspetta solo di venire in luce.

Cristina