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giugno 2005 - 10a domenica t. ord.
Os 6,3-6 / Rm 4,18-25 / Mt 9,9-13
Seguimi
(Mt 9,9)
Gesù, andando contro ogni convenzione sociale, chiamò
Matteo a seguirlo ed accettò di andare a pranzo a casa sua, così come farà più
tardi con Zaccheo, il capo dei gabellieri di Gerico. Richiesto di spiegare
questo suo atteggiamento, Gesù dirà che egli è venuto a curare i malati, non i sani e a chiamare non i giusti, ma
i peccatori. Il suo invito, anche questa volta, era indirizzato proprio ad uno
di loro: «Seguimi».
Gesù ci chiama a stare con Lui perché vuole instaurare
un rapporto personale, e nello stesso tempo ci invita a collaborare con Lui al
grande disegno di un’umanità nuova. Non gli importano le nostre debolezze, i
nostri peccati, le nostre miserie. Lui ci ama e ci sceglie così come siamo.
Sarà il suo amore a trasformarci e a darci la forza di rispondergli e il
coraggio di seguirlo come ha fatto Matteo. E per ognuno ha un amore, un
progetto di vita, una chiamata particolari. Lo si avverte in cuore attraverso
un’ispirazione dello Spirito Santo o attraverso determinate circostanze o un
consiglio, un’indicazione di chi ci vuol bene…
Imparare ad ascoltare nel profondo del cuore la voce di
Dio che parla anche con la voce della coscienza: ci dirà quello che Egli
vuole da noi in ogni momento, pronti a sacrificare tutto per attuarlo.
«Dacci d’amarTi, o Dio, non solo ogni giorno di più, perché possono
essere troppo pochi i giorni che ci restano; ma dacci d’amarTi in ogni attimo
presente con tutto il cuore, l’anima e le forze in quella che è la Tua volontà”.
È questo il sistema migliore
per seguire Gesù.
Quante volte è capitato anche a noi di sentire parlare di magia o di scienze
occulte. Francesco, di Roma, nel periodo dell’autogestione è venuto addirittura
a sapere che nella sua scuola si stava svolgendo un corso di satanismo, tenuto
da due ragazzi che volevano approfondire questo fenomeno. Le cose che dicevano
non erano belle e creavano attorno un clima negativo. Avrebbe voluto
intervenire, ma non sapeva come fare. Così ha chiesto consiglio ai suoi genitori.
«Insieme, spiega Francesco, abbiamo pensato che la prima cosa da fare era
cercare di capire questi ragazzi, per poter entrare in rapporto con loro. Il
giorno dopo il corso continuava e anch’io ero presente. Sentivo però che non
dovevo tanto contraddirli, ma amarli, ascoltandoli e intervenendo quando fosse
arrivato il momento opportuno di dire come la pensavo.
Così, verso la fine, ho preso la parola: ho detto
che secondo me era stato il demonio a portare il male sulla terra e che il
Paradiso è dove le persone si amano, mentre l’inferno è dove si odiano. Subito
il clima si è disteso e tutti sembravano più contenti. Ancora una volta ho
visto quanto sia importante seguire ‘quella voce’ che ci suggerisce di andare
sempre verso il bene».
da Gen3