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marzo 2006 - 1a di Quaresima
Gn
9,8-15 / 1Pt 3,18-22 / Mc 1,12-15
Convertitevi e credete
al Vangelo
(Mc 1,15)
Nella Chiesa primitiva la Quaresima era il tempo
prezioso dedicato al “catecumenato” cioè alla preparazione del Sacramento del Battesimo nella
Veglia Pasquale. Anche per noi che abbiamo già ricevuto il dono della vita
cristiana, la quaresima è momento prezioso per
riflettere sul dono ricevuto, non solo per “sentirci” dei battezzati, ma
specialmente per “vivere” da battezzati.
Questo è “convertirsi”: “cor-vertere” significa rovesciare il proprio cuore, cioè
andare a Dio con “cuore nuovo”. La conversione non riguarda solo un pagano che
abbraccia la fede in Cristo Salvatore, ma ogni
cristiano, anzi quanto più uno è santo, tanto più sente il bisogno di andare
a Dio con il “cuore rinnovato”. A questo ci invita
il cammino dei quaranta giorni, aiutati dal dono della parola di Dio,
perché essa diventi vita della nostra vita, un po’ come il pane che mangiamo
che diventa nostra carne.
HO CONDANNATO UN MORTO
Ho commesso un grosso
sbaglio. Avevo saputo che Giovanni era morto in modo triste e vergognoso: dopo
una nottata passata nell’ubriachezza tra le prostitute. Era ricco, aveva la
sposa e figli, ma aveva anche delle pessime abitudini.
Oggi si fanno i funerali.
Mi hanno chiamato perché benedica la salma. Ho detto che non sarei andato. Per la vita che
aveva vissuto fino all’ultimo
momento - ho risposto - non meritava la benedizione della Chiesa.
Mi sembrava di dover difendere la giustizia, di dare un buon esempio al popolo,
di fare insomma il mio dovere.
Rimasto solo, non ho
avuto più pace. Mi sono domandato che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto e mi
sono vergognato di me stesso. In questo momento di dolore, mentre la vedova e i
figli piangono perché il papà non c’è più e perché è partito in quel modo, io,
che potrei portare un po’ di sollievo, ho condannato un morto! Conosco dal di fuori la storia di quel uomo; solo Dio la conosce da
di dentro. Suo giudice non sono io, ma quel Gesù che per lui ha versato il suo sangue!
Quella notte non sono riuscito a prendere sonno.
Il giorno dopo sono
andato a trovare la vedova e i figli. Ho chiesto loro perdono e abbiamo
combinato insieme la data per la Messa di suffragio. Il fatto è stato risaputo
dalla gente: il prete è andato a chiedere scusa! Forse questo gesto ha
evangelizzato più di tutte le mie prediche!
don E. P., Italia