4 agosto 2002 – 18ª domenica t. o.

Is 55,1-3 / Rm 8,35.37-39 / Mt 14,13-21

 

DATE VOI STESSI DA MANGIARE

Mt 14,16

 

Sono tanti quel giorno ad ascoltare il Signore. E lo ascoltano cosi intensamente che tutto il resto passa in secondo ordine. Anche la fame. Gesù però, sempre  attento a tutto l’uomo, alla fame dello spirito e a quella del corpo, va incontro anche a questa esigenza. E chiede agli apostoli: “Date voi stessi da mangiare”. Essi sanno fare i conti. E li presentano al Signore: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Qualcosa di irrilevante rispetto alle necessità. Si tratta di sfamare una folla di oltre cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Eppure Gesù ordina: “Portatemeli qua”. Gesù, per operare il miracolo, non crea il pane dal nulla. Né trasforma le pietre in pane, come gli aveva suggerito il diavolo nel deserto. Si serve invece del piccolo, dell’insufficiente dono di cinque pani e due pesci. Quasi a dire che il vero miracolo non è nella grandezza del gesto, ma nel condividere, nel mettere a disposizione di tutti quel poco che abbiamo.

“Date voi stessi da mangiare”. A chi ti incontra dona la tua attenzione, il tuo ascolto, il tuo sorriso, la tua solidarietà, il tuo tempo. Fatti prossimo e l’altro sarà saziato. A volte c’è poco; ma se dato per amore diventa molto. Una goccia, ma se è tutto quello che possiedi, è tutto, quindi grande. Perché, dice Chiara Lubich, “nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore”.