4 maggio 2003 – 3ª di Pasqua

At 3,13-15.17-19 / 1Gv 2,1-5a / Lc 24,35-48

Di questo voi siete testimoni

(Lc 24,48)

Gesù Risorto, dopo esser apparso ai discepoli di Emmaus, si mostra pure agli apostoli presenti nel cenacolo. Li  invita a toccarlo, e si fa portare del pesce arrostito che mangia davanti a loro.

Affida loro la missione di portare a tutti l’annuncio della risurrezione: “Di questo voi siete testimoni”: “Io sono la risurrezione e la vita”.

A noi, ricevuto il battesimo, l’invito ad  essere dei testimoni dell’amore che Dio ci ha fatto sperimentare con la Pasqua, in tutti gli ambienti: in famiglia, sul lavoro, nella comunità.

Noi cristiani, quindi, possiamo vivere da persone che fanno trasparire dal volto, dalle parole, dagli atteggiamenti la gioia di essere amati da Dio, in modo da donare al mondo l’augurio di pace di Gesù risorto.

 

Era un giovedì sera e viaggiavo in treno diretto a Baar, in Svizzera, per incontrare alcuni miei amici. E intanto leggevo il libro “Se Dio c’è” (di Sergio Zavoli e Piero Coda). Il treno era pieno di gente e al mio fianco era seduta una ragazza, di fronte due uomini.

Ad un certo punto lei, che doveva aver notato il titolo del libro, mi dice: “Allora, qual è la risposta?”. L’ho guardata con un’espressione interrogativa.

“C’è o non c’è?” si è spiegata la ragazza.

L’uomo di fronte ha drizzato le orecchie. Le ho sorriso: “Sì, c’è”.

“Ne sei proprio sicuro? Al cento per cento?”

“Sono sicuro che Lui c’è, come sono sicuro che adesso ci troviamo su un treno” ho risposto.

“E cosa ti dà questa certezza?” ha insistito lei mentre l’altro si faceva più attento.

Ho riflettuto un po’, poi: “So che c’è perché l’ho incontrato”, ho risposto con una serietà divertita (quel giorno Gesù si era fatto trovare con una fedeltà insospettata in un momento di difficoltà; e poi l’avevo appena ricevuto alla Messa).

“L’hai incontrato? E quando?”.

“La prima volta è stato tanto tempo fa - ho continuato - ma anche oggi; e in un modo molto particolare!”.

“Ed è bello incontrarlo? Come lo si riconosce? È sempre uguale?”.

“Beh, no. Anzi si presenta spesso in modo diverso. Ma ogni volta ha una tattica tutta sua per conquistarti”.

“Che domande!”, ha osservato il signore di fronte.

“E tu cosa ne pensi?” gli si è rivolta la ragazza.

L’altro, con calma, alzando la testa: “Credo, credo… che abbia ragione lui” e ha indicato me.

“Allora siamo in tre a crederci”, ha osservato lei tra le risate.

A un certo punto ho detto: “Perché non ci presentiamo? Sappiamo di chi parliamo, ma non sappiamo con chi parliamo!”.

“Maria”, “Antonio”, “Andrea”.

“E tu che lavoro fai?” mi ha chiesto Maria. Gliel’ho spiegato.

“Ma allora non centra con la religione!”.

“Non direttamente, ma la religione centra con tutto, e quindi…”.

“Frequento una scuola di belle arti”.

A sua volta Antonio ha spiegato che faceva il sarto. E la conversazione si è animata. Mentre mi alzavo per scendere, salutando, ho ancora aggiunto: “Ciao, Maria; ciao, Antonio. Allora… auguro anche a voi di incontrarlo”.

“L’abbiamo appena incontrato!”, ha soggiunto la ragazza.

Andrea P. (da Città Nuova)