1/12/2002  - 1a AVVENTO

Is 63,16-17.19; 64,1-7 / 1 Cor 1,3-9 / Mc 13,33-37

 

State attenti, vegliate! (Mc 13,33)

 

La venuta del Redentore è l’evento sospirato da sempre dall’umanità, che sente il bisogno della comunione con il Figlio (s. Paolo).

Se consideriamo poi il bisogno di pace e di giustizia dell’uomo di oggi e lo stesso nostro anelito alla serenità, ci viene spontaneo rivolgerci a Dio con le invocazioni del profeta Isaia: “Tu, Signore, sei nostro Padre, noi siamo opera delle tue mani. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie? Ritorna per amore dei tuoi servi”.

L’Avvento è la grande occasione per riscoprire, secondo la parola del Papa, il volto misericordioso di Dio e lasciarci sorprendere dalla delicatezza del suo amore. Anche quest’anno ci prepara a contemplare il Dio bambino, che viene fra di noi per condividere la nostra esistenza.

Il Vangelo ci invita a non lasciarci sorprendere impreparati: “State attenti, vigilate”. Usciamo dunque dalla nostra superficialità per cogliere la nuova rivelazione del suo amore. Non è questa un’esortazione a star vigilanti per paura, ma ad avere la confidenza dei giusti del primo Testamento, che si rivolgono a Lui con  fiducia “Tu sei  nostro Redentore” (Is 63,16) e attendono di contemplare il suo volto.

Nello stesso tempo è una vigilanza operosa: a ciascuno dei servi il padrone assegna il proprio compito. Si tratta specialmente di essere vigilanti nella fraternità. Quante occasioni per accogliere l’invito della Chiesa ad aprirci ai fratelli con le iniziative dell’Avvento, imponendoci uno stile sobrio di vita, dal quale nascono le opere di carità. Esempio: mettere da parte i frutti di qualche nostro risparmio, star vicini a un malato, a una famiglia che soffre,  rinunciare ai regali costosi, ecc.

Anche quest’anno Gesù si presenta alla nostra porta e ci chiede di aprirgli.

Giovanni R.

 

Il mese scorso abbiamo ospitato una giovane extracomunitaria , che si trova in Italia in cerca di lavoro. La possibilità di accoglierla ci dava gioia. Dopo il primo giorno però, la mia generosità ha cominciato a scricchiolare: il suo atteggiamento troppo servizievole, il doverle insegnare le cose mi inquietavano.

È stato il momento di fermarmi, di rinnovare l’impegno  di solidarietà preso. Mi è tornato dentro una pace che ha portato a un’intesa, ad una collaborazione, a uno scambio di opinioni, di  consigli.

Una sera in cui era un po’ triste mi ha detto che si ritirava per andare a pregare. Allora le ho chiesto se era contenta che pregassimo insieme. Abbiamo recitato il rosario, affidando a Maria in modo particolare la ricerca del lavoro e la sua famiglia. Si è stabilita fra noi un’intesa forte, un’amicizia che sicuramente l’aiuterà nel lavoro che ora ha trovato.

P. R.