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novembre 2004 - TUTTI I SANTI
Ap 7,2-4.9-14 / 1Gv 3,1-3 / Mt 5,1-12
Beati i puri di cuore perché
vedranno Dio
(Mt 5,8)
Sappiamo che le Beatitudini
non sono una presentazione in negativo del cristianesimo. L’immagine che ci sta
sotto è quella di un re che nel suo programma inserisce un’attenzione
particolare alle categorie più deboli, in quanto oggetto di predilezione.
Le beatitudini non sono
quindi virtù morali ma doni di una
prospettiva nuova.
Chi sono allora i puri di
cuore? Sono le persone semplici, senza pieghe nascoste, che sanno vedere Dio all’opera nella vita e nei fenomeni
della natura, come un sole che brilla sotto ogni cosa e dietro ogni fatto
dell’esistenza. Sono coloro che non fanno della malizia e del sospetto l’unico
criterio per giudicare il prossimo, ma vivono la frase di Gesù: “Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo
corpo sarà nella luce” (Mt 6,22).
A noi il compito di purificare
lo sguardo, e la vita sarà subito, ora, beata. I Santi sono i primi nostri
modelli.
Frequento la scuola di cinematografia.
Anche oggi il professore ci sta bombardando di immagini di nudo
pseudo-artistico. Dice che lo fa per prepararci al lavoro che dovremo
affrontare in futuro. Alla fine della lezione, vado da lui: “Vorrei dirle che
disapprovo lo studio costante di queste immagini per acquisire la nostra
tecnica professionale”. La risposta è secca: “Signorina, lei ha qualcosa di non
risolto, ma non sono io che posso psicanalizzarla”.
Non mi intimorisce, lo ascolto e resto fissa nella realtà che ho in
cuore: “Beati di puri di cuore, perché vedranno Dio”. Parliamo a lungo e lui
abbandona, man mano che va avanti il colloquio, il suo tono cattedratico. “Se
tu sapessi quante volte ho pianto perché dovevo fare qualcosa che andava contro
i miei principi! - mi confida alla fine -. Ma la vita mi ha insegnato a
sopportare tutto, e anche tu lo farai!”.
Inaspettatamente il giorno seguente il professore mi invita ad
esprimere il mio pensiero alla classe riguardo alle scene di sesso. Guardo i
miei compagni: so che la maggior parte di loro ha le idee molto confuse e sento
che è il momento di trasmettere, con amore, le mie certezze sul rispetto degli
altri e sulla vita. Il professore mi appoggia e dichiara di condividere le mie
riflessioni.
Dopo qualche giorno, le mie compagne vengono a dirmi che sono d’accordo
con me, ma che non hanno mai avuto prima il coraggio di esprimersi liberamente.
Colgono l’occasione per parlarmi anche delle loro difficoltà e dei loro
sentimenti. Mi chiedono consigli. Faccio il vuoto dentro di me per accogliere
ciascuna. Le ascolto fino in fondo e loro trovano da sole le risposte di cui
hanno bisogno riscoprendo valori che non sapevano di avere nel cuore. Nasce con
tutti una libertà e una confidenza inimmaginabili solo qualche giorno prima.
Gesù è entrato nella Scuola di cinematografia e si fa strada nell’animo dei
miei compagni. Solo Lui è la medicina che può curare dal di dentro la
confusione e le malattie della nostra società.
S. A., Argentina